venerdì 31 luglio 2009

Sono in ferie...da adesso!!!



"Faccio in fretta un altro inventario…
Smonto la baracca e via!
Cambio zona, itinerario
il mio indirizzo è la follia!.."

R. Zero 1977










Tranquilli! Le scarpe per correre me le porto dietro e ogni tanto ci passerò di qui a scrivere qualcosa....non vi lascio soli!!

lunedì 27 luglio 2009

promesse da marinaio...


Mi ero promesso, dopo la corsa di ieri a Cingoli, che peraltro ho interpretato come un buon allenamento progressivo, di riposarmi per qualche domenica.
Ma poi mi sono ricordato delle bellezze del Carpegna, e non posso mancare.
Magari sarà un lento, ma ballerò!

domenica 26 luglio 2009

Ma i millepiedi dov'erano???

Sabato sera molto tranquillo, perché il mio pub preferito sta per andare in vacanza e ha finito la birra doppio malto, ma soprattutto perché il ricordo di quello che ho sofferto sui tornanti del Sasso Simone, dopo una serata di bagordi, è ancora molto vivo.

A Cingoli arriviamo presto (siamo solo io e Fabio, Giovanni astenuto), l’aria è fresca, c’è un bel sole, facciamo tutto con molta calma, compresa una sosta al bar per il caffè.
Mentre sono in mezzo alla classica fila “all’italiana” per ritirare i pettorali, faccio amicizia con una ragazza che viene dalla Sardegna, la società per cui corre ha un nome bellissimo: I guerrieri del pavone e penso “Ecco, questo si che è un bel nome….è tutto un altro modo di presentarsi!”.
Riscaldamento brevissimo e si parte.
Subito il percorso si infila nei boschi e nella campagna intorno a Cingoli: il fondo è sterrato, ma non troppo disastrato, si corre bene sotto gli alberi, anche se c’è un po’ troppo traffico: siamo quasi trecento.
Poco dopo il secondo chilometro inizia la salita, ripida e lunga, corro piano finchè posso, poi quando non riesco a sorpassare mi metto a camminare per fare meno fatica.
Qui scalo più di una posizione, appena finisce la salita mi difendo, ma poi in discesa molti mi sorpassano perché io proprio non ce la faccio ad andare giù senza freni..
Inizia un tira e molla che durerà fino alla fine: io li sorpasso in salita e loro mi sfrecciano davanti in discesa, ma purtroppo per loro l’arrivo è in salita, quindi alla fine la spunto io!!
Arrivo e sono ottava quindi, come si può vedere dalla foto scattata da Fabio, mi merito la premiazione insieme alle prime 10 donne e soprattutto due salami.

Resta solo un dubbio: perché l’hanno chiamata Millepiedi??

venerdì 24 luglio 2009

Che fatica!!

Considerando che ieri sera con Fabio sono andata a correre in centro, tornando su un percorso che di solito si fa solo d’inverno, considerando la temperatura, il sole e la sete che avevo, probabilmente ci stiamo preparando per qualche gara nel deserto e io non lo sapevo (fino a ieri).

Quando siamo partiti dal campo d’atletica c’eravamo solo noi due, più il custode che scavava una buca, tutto intorno un gran silenzio, a parte i getti d’acqua che annaffiavano il prato, mai visto l’Italo Conti così disabitato.

Arrivati al porto un breve sguardo verso l’acqua invitante e poi con gran fatica (da parte mia) si torna indietro: 12 km circa ed il campo ora pullula di magliette e calzoncini che sgambettano, sono usciti ora che il campo è in ombra.

Per domenica invece si torna in montagna: 5° “MILLEPIEDI” città di Cingoli.
…anche se di piedi ne ho solo due…

mercoledì 22 luglio 2009

intanto Massimò...

2° IAU WORLD TRAIL CHALLENGE a Serre Chevalier

12 luglio 2009, una data, per gli amanti e i praticanti dell’ Ultra Trail, da ricordare, da incorniciare, della serie “fortunato chi c’ era”, e io, come disse il principe de Curtis, ”…fortunato lo nacqui”.

Non tanto, sensu lato, per la vita, perché non ho mai vinto niente – anche perché non ho mai giocato a niente – ma perché, quel 12 luglio, c’ero! Con gli occhi, le orecchie, la passione; ma anche con il sudore, la fatica e l’ impegno perché, magari a qualche ora dai campioni, ma anch’ io, quelle montagne e quei personaggi me li sono gustati, prima e dopo.

Qui lasciamo ad altri, più competenti e preparati, le analisi tecniche e personali sui vari campioni presenti, sulla loro forma attuale, le loro aspettative e performances, passate e future, cercando di cogliere quegli aspetti umani, di colore, di socialità, che più potrebbero interessare il medio appassionato, poco catturato dall’ agonismo di specie.

Una delle cose che stupiscono, cercando la zona partenza ed immaginando, come in altri casi, di trovare un paese chiamato Serre Chevalier, si è sconcertati dal fatto che tale paese non esiste, o meglio, è un continuum di frazioni, a partire da Briancon e su per la Routes des Alpes, verso il colle del Lautaret e del Galibiér, che appartengono al grande comprensorio di Serre Chevalier, ma hanno nomi propri come Valdoise, a quota 1.300, Chantemerle a 1.400 e Les Monétier Les Bains a quota 1.500 che è la nostra destinazione, ma che non è ancora finita lì…perché di questo piccolo agglomerato di baite sulla N.91, la nostra meta sarà solo il piccolo nucleo di Prè Chabert!

Grandi spazi, ed anche espressamente per tende e camper, perché i Francesi, a questo stupendo e libero modo di approccio alla vita, tengono grandemente e con cura; vicino c’ è un torrente impetuoso e grigio, figlio dei ghiacciai soprastanti della Meije e del parco degli Ecrins, molto poetico al primo vedere, ma decisamente “rompi” le notti successive…dato che lui scende sempre e….fragorosamente, e non è messo lì dall’ Azienda di Soggiorno locale che poi, finite le feste, ne provvede a chiudere i rubinetti. Una bellissima struttura in legno, tipo palazzetto dello sport, detta Salle de Dome; la partenza di una frequentata seggiovia, che, immaginiamo lo sarà molto di più con la neve; enormi strutture in tensioattivo, montate in un giorno, per accogliere pasta-party, balli paesani, convegni, sfilate, e l’ immancabile palco per le premiazioni; stands in ogni dove di merce a noi appetibile, una accoglienza a dir poco faraonica – anche in contrasto con la spartana atmosfera paesana del Tour de la Vanoise di una settimana prima – con addirittura due sezioni divise per il ritiro pettorali: al proposito spero non vi capiti quanto successo a noi che, per inesperienza, siamo andati a ritirare il dossard, anziché presso il settore Trail des Cerces, insomma quello dei poveracci, presso lo stand IAU! Lo sguardo di sufficienza della…dame dagli occhiali tartarugati ci ha fatto sentire così visivamente anziani e obsoleti (ad acuire la inadeguatezza, la presenza, in fila dietro di noi, di un certo Ben Nephew, dagli States, anche se poi è stato ben regolato dal nostro grande Olmo…)!!!

Non abbiamo avuto il tempo di soffrire troppo di tale gaffe, perché fuori, al sole, stavano già sfilando, con le bandiere e le divise colorate, le varie nazionali partecipanti al World Challenge: Austria, Germania, Ungheria, Grecia (il loro unico atleta è arrivato solo un’ ora davanti a noi..) Inghilterra, Irlanda, Francia, Australia, Stati Uniti, Corea del Sud(sic!), Giappone, Nepal ( Daichiri and Co..), insomma un mare di colori, di volti, di atleti, grandi e meno; ma quando il tricolore è arrivato, non abbiamo potuto fare a meno di romperci, per gli applausi, le croste delle ferite alle mani riportate nella caduta della settimana prima alla Vanoise…è il caso di dire che anche noi abbiamo versato sangue per la causa??? Volti troppo noti come Marco Olmo, Virginia Oliveira e consorte (Pablo solo in veste di supporter fino alla completa guarigione, che gli auguriamo di cuore perché è un grande atleta) Cecilia Mora, che abbiamo meglio conosciuto dopo la sublime performance, l’ amico Enrico Vedilei e…udite, udite, un certo Franco Zanotti di cui va raccontato un episodio al riguardo occorso anni addietro: maggio 2004, paese di Collelongo, sulle montagne della Marsica, dove si svolge una delle più belle Ecomaratone italiane; è il sabato pomeriggio e non siamo ancora molti al ritiro pettorali; ci avvicina un timido ragazzo dalla parlata “nordica” che, con gentile argomentare chiede della gara, delle sue difficoltà, dello stare con la tenda sul posto, dato che eravamo, come solito giunti con il fedele camper; da lì a scatenare tutto lo scibile della gara e del posto, neanche fossimo il sindaco o il cittadino benemerito ( lo è ancora?) di Collelongo, ossia Ottaviano del Turco, è stato un attimo! E, già che c’ eravamo, è stata una buona occasione per sbattere in faccia al malcapitato tutte le nostre precedenti prestazioni! quel mite ragazzotto, dal nome di Franco Zanotti, il giorno dopo si è “limitato” a vincere la gara, ma senza forzare troppo…e certo, ne ha fatta di strada in questi 5 anni, da Collelongo in poi…! Quale modestia, grinta e semplicità in quel ragazzo che ieri, 14° assoluto, ha trascinato la compagine italiana al WTC!

Al mattino, verso le quattro e trenta, lo spettacolo di centinaia di torce accese dava un aspetto surreale ai luoghi; nella calca di tanti trailer non c’ era modo di sentire l’ aria frizzante della notte che si stava spengendo; due parole di Patrick Michel, il direttore di corsa, poi i volti si tendevano avanti, verso il mare di pensieri che ognuno si porta dentro nella partenza di un trail così impegnativo. Dodici lunghi chilometri in salita leggera e costante, sotto un ombrello ininterrotto di larici di cui si intravedevano solo le pericolose radici e si percepiva l’ odore resinoso, nella polvere di un letto di fiume in cui si affannavano centinaia di scarpe trail. Il nero comincia a stemperarsi nel grigio ed ecco che le frontali si spengono; gli agglomerati di baite odorose di legno e stalla come Casset, Boussardes e Lauzet sono ormai alle spalle e, dopo un ponte, si comincia a fare, finalmente, sul serio, imboccando la vecchia sterrata che porta al Galibièr, a quota 2.679 e circa 20 km di percorso compiuto. Saranno i bastoncini che finalmente si possono usare, sarà il primo dei quattro gel che mi sono ripromesso di usare nelle salite principali, sarà il fatto di pensare che forse era quella la strada delle mitiche vittorie di Coppi e Bartali, fatto stà che sono salito al famoso colle praticamente sempre al passo-corsa, superando persone affaticate, mentre il mio cuore, i polmoni e le gambe spingevano alla grande. Ristoro sulla cima, con le solite, innominabili, offerte di cibo alla francese come paté o salamìs, ma anche tutta una scelta di cose utili e gustose come datteri, uvetta, prugne, banane sbucciate e spezzettate, pan di spezie e miele. Si riempie d’ acqua il camel-back, si ingurgita qualche bicchiere di potente coca-cola, dei datteri, poi via, giù, lanciati in una infinita discesa verso i 1.750 del ponte della Charmette e del ruscelloso, pratoso e vaccoso – con gli annessi moschiferi – Plan Lachat, non prima di aver dato un cinque al bravo responsabile del Trail della Vanoise, lì presente come benévole,ed aver scambiato due parole dispiaciute con Thierry, l’ organizzatore del Mercantour, che ha provato a partire ma è stato costretto al ritiro in cima al Galibiér: certo i problemi connessi al risvolto del Merc 2009 peseranno come macigni sulla sua sensibilità di persona e di atleta e non deve essere facile,per lui, correre sui monti.

E’ domenica, in questa fresca zona prativa inondata dai ruscelli c’ è una miriade di gitanti, alcuni per vedere noi, altri per intrecciare sentieri, altri ancora solo per il classico pique-nique ( è sì, loro sono fatti così…se una parola straniera rende meglio l’ idea del corrispondente francese, viene usata, l’ importante è “barbarizzarla” in modo che assomigli a vero francese…! contenti loro..) ma nessuno si sottrae al classico bon courage , bravò, ; quando poi, dovendo affrontare la lunga salita sino al rifugio di Mottets ai 2.137 e poi, in continuo, al Col des Rochilles ai 2.496, decidiamo di togliere i manicotti ed i guanti serviti alla partenza, scatterà l’ applauso a massimò panscettì – il nome è scritto sul pettorale portato alla coscia, ma figurati se uno lo dice in italiano…- per l’ improvvisato spogliarello.

Ancora il solito gel da salita, un pezzetto di barretta alle maltodestrine e salgo come un bufalo, a testa bassa, i 700D+ di pratoso dislivello; poi Les Rochilles tengono fede al loro nome con stupende lastre di graniti rosati e rossicci, quindi, al passaggio della cima, lo sguardo è colpito dal panorama sui laghi omonimi, che si superano tramite un antico lastricato romano, dal lontano massiccio Des Cerces e dalla spettacolare vallata della Clarée con la sorgente che prende il suo nome.

Si scende facilmente, su pista larga e ciottolosa, verso il secondo ristoro , allo Chalet Laval, quota 2.040, incontrando un mare di gitanti. Qui è d’ obbligo una sosta più ponderata perché quanto ci aspetta è la parte più raid e verticale del Trail: siamo al km.39 e si salirà di circa 900D+ in poco più di 2,5 km., sino alla parte culminante del percorso, il Col ( e dai! cominciamo a pensare che i Francesi diano dignità di montagna solo agli ottomila! Non vorremmo che dopo tutta questa fatica risultasse che abbiamo solo scalato dei colli, come se fossimo in Romagna..) de Béraude ai 2.895 con le sue nevi perenni. L’ escursione sarà davvero tosta fino al lago di Bèraude, con infiniti zig-zag che tolgono il respiro, poi sarà sassosa e leggermente meno dura, per riprendere una acuta verticalità verso la cima dove la neve, ormai morbida e scalettata dai passaggi, sarà solo una piacevole, finale, ciliegina sulla torta. Qui dobbiamo purtroppo denunciare una incredibile perdita di aplomb, per un trailer serio, che si è verificata a causa di una fisarmonica di troppo: ai 2900 lei stava ritmando una polka delle vallate savoiarde per incoraggiare coloro che “ce la facevano” e questo è bastato a scatenare il giullare che, inconsciamente?, ci portiamo dentro; le gambe, i bastoncini e le braccia hanno rimontato, polkeggiando ritmicamente, gli ultimi scalini trasformandoci nel beniamino dei numerosi benevoles che erano appollaiati da ore su quella cima per vedere solo volti di agonisti incazzati o di mugugnanti e sudati atleti qualunque. Che fosse una buona giornata per noi lo dimostrano i pensieri affiorati alla mente su quella cima, non appena la polka è sfumata, …”tutto qui il Col Béraud?, ma allora che cos’ erano i ghiacciai della Vanoise di domenica scorsa e la sua acqua torrenziale…che cosa le cime ed il clima, terribili, del Mercantour di poche settimane or sono?

Ora si scende lentamente per un difficile sentiero roccioso, molto raid, aiutati dalle corde e dai volontari; poi una traccia rocciosa, appena accennata, su ganda che, in salita continua, permetterà di raggiungere, neri per la polvere come dei carbonai, le antiche miniere del Col di Chardonnet a quota 2.610 e 45 km. circa di percorso. Sembreranno un sogno i quasi 7 km. di discesa continua su prati infiniti che seguiranno…ci si potrà rilassare, bagnare il cappello nei ruscelli, guardarsi intorno per ammirare il percorso dentro la valle della Clarée…ma quando mai??? I quadricipiti prendono fuoco per lo sforzo di frenare l’ andatura, gli alluci puntano inesorabili e le pietre, nascoste dall’ erba, sono davvero insidiose.. ci pare di risentire il dialogo di tanti anni fa, ad una delle podistiche domenicali, in cui un nuovo della corsa chiedeva all’ amico esperto il perché di tanto soffrire se in salita è tutta un’agonia ed in discesa, vista l’ inesperienza, non si era capaci di godere del diminuito impegno.. e l’ esperto che rispondeva che il gusto risiede tutto nella fine, nell’ arrivo!

Al terzo e ultimo ristoro del Camping di Fontcouverte, ai 52 km. e 1.850 di quota, sentiamo la necessità di una boccata di ossigeno in più, a dimostrazione di quanto la discesa, in un Ultra Trail, non sia mai da sottovalutare; inoltre si deve affrontare l’ ultimo Col ( e dai! ) del Buffère con una ulteriore escursione di 600D+ prima della definitiva e facile ( ma quando mai? ) picchiata di 8/9 km. sulla meta finale.

La salita al rifugio Buffère prima, a 2.076, ed al colle dopo, ai 2.427, non presenterà difficoltà particolari al nostro bradicardico apparato funzionale, mentre già si porrà in evidenza il martirio della infinita discesa sino ai 1.500 di Les Monetier Les Bains, attraverso lo Chemin du Roy che, per quelli della “corta”, ha dato il titolo alle loro fatiche. Ma non sarà così terribile questa discesa, il fegato starà al posto suo e la milza non si farà sentire; l’ acqua dimostrerà la sua rassicurante presenza sciacquando dentro il camel-back ad ogni curva; gli alluci, poverini, soffriranno, ma in fin dei conti, sembrano nati apposta… ; così non sarà un grande sforzo seguire a buona andatura di corsa questo ragazzone francese che da un po’ stiamo tampinando perché scende con passo giusto per noi…Si parlotta, guardando l’ orologio, mentre i larici lungo il fiume del nostro arrivo si avvicinano, “..che dici, ce la facciamo entro le 11 ore? mancano pochi minuti ma forse…dai, continua a tirare, passa quel tipo che è finito…ok, così , vas-y !!!”..” Ultimo ponte, un pubblico numeroso ci fa le feste come se non fossimo il 220° e 221° a passare ( potranno farlo anche per tutti gli oltre 800 che seguiranno??) ma il povero transalpino sta lasciando la partita, sbanda vistosamente, l’ ossigeno carente e l’ acido lattico eccedente si stanno coalizzando in una miscela ormai imbattibile per lui, lo sfioriamo con un braccio in segno di gratitudine e si parte alla grande, con quello che resta, più che altro volontà, per gli ultimi 6/700 metri di gloria; sento i bravò massimò che mi sollevano da terra, c’è una semicurva, poi il pallone…la moglie è pronta con la fedele Nikon, lo speaker biascica il nostro nome…la t-shirt di finisher e lo stop che quasi dispiace………..poi sarà solo un mare di birra che ci permetterà di nuovo il fiato….!

Più tardi sapremo, ma sarà solo dettaglio, che nonostante il gesto eroico il tempo sarà 11:03’; che Zanotti è stato 14° assoluto e Cecilia, grandiosa, 19°; Virginia 123° per problemi di altitudine ma soprattutto che Marco Olmo, 45°assoluto, mi concederà, per la seconda volta dopo il Cro-Magnon 2008, l’ onore di un podio da dividere con lui come secondo di categoria.

Massimo Panchetti




lunedì 20 luglio 2009

le ultime dal Garmin





























Per l'ennesima avventura, hanno preso parte alla spedizione: Giovanni Cristina Fabio e Daniela. I primi tre anche per correre mentre l'ultima citata solo per mangiare..
Infatti oltre al buon pranzo dopo gara composto da pasta al ragù e piadina con salsiccie, mentre noi correvamo, Lei si è gustata le pastarelle con frutti bosco locali.
Riguardo alla gara che dire? percorso con panorami mozzafiato, infatti anche grazie ad un meteo spendido, si ammiravano tutte le colline che separano le Marche alla Romagna e alla Toscana fino al mare assai distante.
Molto piacere ci ha fatto incontrare i simpaticissimi bloggers Miticojane e Ciro, quando però avevano già fatto la foto del miniblogpoint, sarà per la prossima..
Nota negativa invece, il fondo, poco trail e molto asfaltato (solo 20% off road). Le edizioni precedenti avevano avuto successo per i sentieri sterrati, chissà perchè hanno cambiato?? Speriamo che il prossimo anno si ravvedano e tornino al vecchio percorso.
Di corse su strada ce ne sono anche troppe! o almeno non chiamatele trail running e noi ci regoleremo di conseguenza. E poi al ristoro non mettiamo gli yogurt scadutiii..!!!
Comunque tirando le somme è stata una gran bella giornata!

...era giusto per fare un pò il polemico, altrimenti sembra che dico sempre che è tutto bello...
tutti buoni..
CHECCO ZALONE TELEFONA AD ANTONIO CASSANO

Come è andato l'ecotrail, Cristina??

Lingua felpata e impastata.
Cerchio che si stringe intorno alla testa.
Quattro ore di sonno dopo serata molto alcolica.
Nausea furibonda.
….oggi ho ancora mal di testa!

In mezzo a tutto questo la corsa: 21 km, aria buona, cielo limpido, peccato che abbiano pensato di cambiare il percorso, così alla fine abbiamo visto più asfalto che sentieri.

Ieri la vera battaglia è stata arrivare alla fine, non vomitare, sopportare le fitte del fegato e domare la scimmia che mi ruggiva dentro…ce l’ho fatta ma la corsa ne ha risentito parecchio.

Questa settimana digiuno ed astinenza (forse).

venerdì 17 luglio 2009

riflessioni a.. caldo


Mancano ancora 30 giorni all'inizio delle mie meritatissime ferie e mi sembra di essere al 38° km di una maratona...
il più è fatto ma rimane il pezzo più duro, mentre altri sono già arrivati!
In questo periodo, che caldo e lavoro la fanno da padrone, ho rallentato parecchio le attività sportive e dovrei avere il tempo di riflettere sul già fatto e sul da farsi.
Il primo semestre se nè andato, con circa 800km di corsa (la metà dello scorso anno) e circa 4000 di bici, ed è cominciato il secondo... cosa ho fatto..? che voto darmi..? mi sono divertito..? cosa farò..??

Adesso torno a vedere il Tour de France, poi un oretta di corsa e poi ci penso meglio...

giovedì 16 luglio 2009

Tutti iscritti al 3° Trail del Sasso Simone e Simoncello!!

Ieri sera altro giretto al Monte Conero, prima dei 21 km di domenica per vedere se le gambe hanno ancora voglia di correre in montagna e per fortuna che alla fine s’è aggregato Fabio: Giovanni è rimasto incastrato al lavoro e io mi perdo con una facilità difficile a credersi.
Il Conero non sarà l’Everest, ma è completamente ricoperto dal bosco, i sentieri principali sono segnalati, ma per me si assomigliano tutti.

Infatti quando gli ho detto “Pensavo di fare quel giro che si entra nel sentiero a Massignano, poi si sale dove c’è la postazione della forestale per i cinghiali, poi sbuco ai Pian di Raggetti e alla fine esco di nuovo dietro l’osteria…” Fabio aveva la faccia di chi lo sapeva già cosa sarebbe successo.

Detto fatto: dopo una mezz’oretta di corsa (per inciso: caldo ma sopportabile) al bivio che faceva la differenza tra sbucare al Poggio (dove avevamo la macchina) e finire da tutta altra parte, io, per aver perso il contatto visivo per solo 5 secondi con Fabio che stava davanti, mi infilo in un sentiero da dove sento provenire dei fruscii, pensando che sia quello giusto, in pratica inseguendo un fagiano (e poteva andarmi peggio se mi mettevo dietro un cinghiale).

Ma tutto è bene quel che finisce bene e poco dopo ritrovo la strada giusta e Fabio

Quindi domenica, ogni tanto buttate un occhio dietro per vedere se ci sono o se mi sono persa!!

Per chi volesse partecipare qui trovate tutte le indicazioni.

lunedì 13 luglio 2009

La gang che corre nel bosco


Al Monte Conero sabato si sono visti cinghiali schiumanti e sbuffanti, giovani stambecchi dalle gambe lunghe che leggere sfioravano il sentiero, gufi brontoloni e lamentosi, rugose tartarughe marchiate Fidal (eccone una foto), scoiattoli che sgranocchiavano senza sosta crostata e dolci vari, gentili mamme gatte che rifocillavano tutti gli animali che passavano, una grande chioccia (speriamo che non legge il blog…) che comandava su tutto il pollaio, fedeli cani da guardia che, con attenzione, vigilavano sui bivi perché nessuno sbagliasse strada….mancavano, come al solito, solo i due liocorni!

Avvistata anche la ormai famosa tartaruga-Cristina: tempo finale 30’28’’, poteva fare un pelo meglio, ma in salita c’era troppo traffico e come al solito in discesa non sa correre.
Giovanni non so che bestia è…

Un caro saluto a tutti i silenziosi lettori del blog che abbiamo incontrato sabato: passate quando volete e ci vediamo da qualche parte di sicuro correndo!

Un applauso, infine all’Ente Parco del Conero, che ha offerto la cena e al DLF Ancona che per una sera, mi ha adottato, facendomi mangiare con loro, ignari del mio appetito.

domenica 12 luglio 2009

1° trofeo parco del Conero

"...e mentre al Poggio di Ancona calavano le prime ombre della sera", come iniziava sempre uno dei miei fumetti preferiti degli anni 70 ( Nick Carter), anche se veramente diceva New York, il campo sportivo tornava ad essere deserto. Tutti gli atleti erano tornati a casa loro o trasferitisi nella vicina Sirolo per il cena party. La giornata si chiudeva nei migliore dei modi: in tarallucci e vino.
La corsa, che era valida come camp. reg. di corsa in montagna, era stata aspra sia in salita che in discesa come montagna comanda, ma non risultavano nè feriti nè dispersi anzi.. la maggior parte degli arrivati da me intervistati dichiaravano, sudati e piangenti, la loro piena soddisfazione.
Per altri (per fortuna pochi) il prossimo anno ci sarà un percorso a parte con tappetto rosso tempestato di pietre preziose...
Anche il meteo ha dato una mano con temperatura gradevole, dopo i temporali dei giorni precedenti, e fondo nè viscido nè polveroso. Per l'occasione era stata assunta anche la signora Giulietti (donna notoriamente fortunata di aver sposato codesto tale..)
Nella categoria femminile risultava vincitrice la mia amica Monica (Momi per gli amici), forte biker e triathleta che è anche una gran bella fffemmina (non sempre le forti atlete lo sono...)
Nella categoria maschile vinceva il campione italiano di cross Vagnoli Maurizio, malgrado la presenza di forti atleti tipo Di Lello Luigi e Larbi Haman ed altri.
La classifica: http://www.fidalmarche.com/risultati/2009/1_Trofeo_Corri_Nel_Parco_2009.htm
Io mi sono difeso e, in questo periodo che non mi sento brillante, un 33° ass. e 6° di cat. non è da buttare via. Cristina e Giovanni pure, e poi vi racconteranno..
Vi saluto con le frasi celebri del fumetto che vi dicevo e che vedo si addicono alla situazione:

"Non bisogna poi lasciarsi impressionare troppo dalle apparenze..."


"Dice il saggio: tutto è bene ciò che finisce bene".


"E l'ultimo chiuda la porta!".


http://www.youtube.com/watch?v=bfopwU8tzHM

sabato 11 luglio 2009

In anteprima ecco le foto del Primo Trofeo Monte Conero!



Domani mi spalmo al mare....seguirà un post...promesso!

martedì 7 luglio 2009

PAROLE A CASO

APPUNTAMENTO IN PUNTO
GIRO DEL CAMPO ERBUTO
SALITA ISPIDA SUDATA
TUONI FULMINI CON SCROSCIO
RAGGI DI SOLE CON SENTIERO LEOPARDATO
PANORAMA SPLENDIDO SPLENDENTE
DISCESA TORTUOSAMENTE TECNICA
GUARDA CHE FUNGO GIGANTE (dice lei a lui.. ma non era l'incontrario....??)
DEFATICAMENTO SU BITUME MA CON CANNELLA FRESCA
FINALMENTE A CASA CON DOCCIA POLLO E PATATE
FUNERALE IPOCRITA DI MICHAEL
2 CAZZATE SUL PC
BUONANOTTE

Questa non dovete perdervela!!!


Venghino venghino, siore e siori..accorrete numerosi!

Sabato pomeriggio che ne dite di una bella corsa, vicino casa, con il fresco della brezza marina, avvolti dal profumo della lavanda e delle ginestre, in mezzo alla macchia mediterranea?
Si corre il Primo Trofeo del Monte Conero, km 10 e km 5 valido peril campionato regionale di corsa in montagna, organizzato dal DLF Ancona: percorso tracciato e misurato da Fabio, collaudato più volte in queste ultime settimane anche dalla sottoscritta.

Avevo un mucchio di volantini…ma li ho distribuiti tutti, non me n’è rimasto nemmeno uno per pubblicarlo sul blog, però tutte le cose da sapere le trovare qui, orario, ritrovo..è tutto semplicissimo, iscrizioni entro giovedi 9 luglio.

domenica 5 luglio 2009

Ho catturato un fulmine


Un secondo dopo essere scesa dalla macchina ho già le scarpe allagate ed il cappello grondante, ad iscrivermi ci vado nuotando a rana ed riscaldandomi, devo emergere ogni tanto dalle pozzanghere per prendere fiato.
Poi, appena mi sono rassegnata alla pioggia, la situazione inizia a migliorare e, anche se con un po’ di ritardo, si parte.

Fabio schizza subito davanti, vuole farsi riprendere dalla tv, in fondo verrà assegnato il titolo di campione regionale master dei 1o km…mica stiamo qui a raccogliere lumache!
Ora la domanda è: io cosa ci sto a fare qui in mezzo a tutta questa gente (quasi quattrocento atleti all’arrivo)?
Risposta: faccio del mio meglio!

Parto dal fondo e faccio comunella con Franco (Atletica Falconara): si imposta da subito un ritmo un po’ veloce secondo me, sotto i 5’/km, ma il percorso non mi sembra impegnativo (due giri identici piatti da 5 km) e mi dico di provarci a tenerlo finché si può.
Ogni chilometro che passa mi dico: “Dai, un altro così e vediamo cosa succede”.

E succede che arrivo così: 49’16’’ ed è la seconda volta, da quando ho iniziato a correre, che riesco a fare 10 km stando sotto i 50’….soddisfazione!

Esce il sole sulle premiazioni così mi asciugo un po’…finalmente.

La 10 km del solleone...

... si sarebbe dovuta svolgere, come era anche ben visibile sul volantino, sotto un bel sole estivo, cocente come piace a me, e invece pioggia.... pioggia... pioggia...
Oggi il mio obbiettivo era quello di ricominciare a correre veloce, dopo i lunghi degli ultimi tempi e cercare di rimanere sotto i 40minuti.
Ci sarei riuscito se non ci fossero stati quei 170mt in più ma sono soddisfato ugualmente perchè le gambe/piedi stanno bene.
La cronaca della gara la lascio alla Tarty che è tornata dalle ferie ed è ora che ricominci a lavorà!!

giovedì 2 luglio 2009

il Passetto di Ancona

La piatta monotonia della costa adriatica è bruscamente interrotta all'altezza del gomito di Ancona da uno spettacoloso scenario di dirupi, anfrattuosità, caverne, scogli ciclopici, insenature deserte e silenziose. Non profanato dalla mano dell'uomo, il suggestivo paesaggio è rimasto come al momento della Creazione, miracolosamente intatto. Per una quindicina di chilometri si susseguono angoli selvaggi, maestosi orridi, dove la natura, quasi fosse uscita in quel momento da un cataclisma, sembra essersi apportata dalla società in sdegnosa e austera segregazione. L'assenza dell'uomo o di organizzazioni speculative - che spesso deturpano l'eloquente bellezza naturale - dà a questo tratto di costa un aspetto di rara bellezza turistica, davanti alla quale il visitatore resta sbigottito e scosso da profonde meditazioni. Fra tante bellezze è il Passetto. Il maestoso giardino pensile, sospeso sul mare, è sistemato fra strapiombi paurosamente precipitanti sulla spiaggia. Tutta la nostra penisola è un trionfo di colori, ma qui la tavolozza offre tinte più smaglianti, più pure. Il mare è diverso dagli altri e, non a torto, gli anconetani lo chiamano "de nuialtri". Da questo naturale terrazzo, dove sorge immacolato il Monumento dei Caduti, che visto dal mare sembra per il suo candore, un invito a non far guerre, si scendeva agli scogli solo per due maestose gradinate. Arrivati in basso, dopo pochi passi s'incontrano - forse unica caratteristica di tutta la costa adriatica - le grotte. Sono piccole gallerie cieche, scavate nel tufo dai pescatori, ai piedi delle Rupi di Gallina, altro strapiombo da vertigini, sulla cui vetta l'arditezza dell'uomo ha costruito palazzi e ville, che, guardate dal basso, danno il brivido come la vista dell'acrobata sul trapezio, quando sta per lanciarsi nel vuoto per i doppio salto mortale. L'umile gente di mare ha lavorato nelle Grotte come talpe a scavare e picconare e avrà camminato all'indietro come gamberi per portar fuori il materiale sgretolato. Una fatica da schiavi. Tutto il materiale occorrente - ferro, legname, calce, cemento, mattoni - è stato portato giù a spalla, per un sentiero, dove un piede messo in fallo fa volare dritti al creatore. Queste costruzioni sono un monumento della tenace e taciturna laboriosità dell'anconetano, capace di strappare coi denti un chiodo da una tavola per conservarlo, uomo duro come il guscio di una cozza, ma dentro tenero come la polpa di un tartufo di mare. Qualche grotta è secolare, altre meno vecchie, alcune recenti. Come sia nata la prima è facile immaginare. Un pescatore, colto da improvvisa burrasca, per salvarsi si buttò fra gli scogli della Seggiola del Papa. Infilò la barca dentro una fenditura della roccia e, trovato sicuro il rifugio, lo approfondì col piccone, l'allargò, fece la volta e lo chiuse col lucchetto come fosse casa sua. Nacque così una proprietà privata, secondo la preistorica legge del primo occupante. Accanto a questa altre ne sorsero, l'una vicina all'altra, in fila come le finestre di un gran palazzo. Ma, forse, le grotte hanno origine più remota, servirono all'epoca della pirateria, quale asilo per sfuggire ai rapaci corsari provenienti dal mare. Indubbiamente le grotte offrono sicurezza e al tempo dei bombardamenti alleati la popolazione vi si rifugiava per ripararsi dalle grandinate degli aerei. Tanta era la sicurezza, che un tempo i contrabbandieri, quando l'accesso a piedi era difficile, le avevano trasformate in magazzini per le mercanzie clandestinamente ricevute dal mare e vendute poi sottobanco. e il commercio era fiorente.

mercoledì 1 luglio 2009

domenica mare o monte?


Mi piacerebbe farmi la nuotata ma penso che andrò alla 10km di Montegiorgio perchè è valida come campionato regionale.

P.S. (la verità è che ho paura!!! avoja a dì che sono solo 600mt....)