giovedì 30 maggio 2013

Una volta l'ho fatta ed erano 21 km.
La volta dopo dovevano essere ancora 21 km, ma non l'hanno fatta perchè era straripato quello che di norma sarebbe un rigagnolo d'acqua.
La settimana dopo l'hanno rifatta, io c'ero e ci siamo cotti al sole per 21 km.

L'anno dopo l'hanno accorciata a 15 km e spostata in un quartiere introvabile, che mi pare che si chiamasse Borgo Pace.

Questa volta 12 km e mezzo, partendo dai giardini Diaz, due o tre giri per i ciotoli del centro e la seconda parte per strade che mi ricordavano tanto una gara che si fa, sempre da queste parti, ma in una altro periodo.

Ma si chiama sempre StraMacerata.
E per me non fa differenza, comunque mi presento alla partenza, quando si decide che si parte io parto e mi fermo solo dove hanno messo l'arrivo.

Nel mezzo organizzo la fatica, mi pento di aver corso così poco in settimana, mi chiedo perchè sono partita così forte, mi sorpassono, mi compiaccio per un finale in rimonta così che almeno due fuggitive le riacciuffo.

1h 03' 15''.
Quest'anno è andata così, l'anno prossimo si vedrà...


lunedì 20 maggio 2013

Quelle solite giornate storte

E alla fine venne pure il turno del diciottesimo chilometro, come una liberazione.
Quanto sono lunghi tre chilometri?
Poco.
Ma io l'appuntamento l'avevo con il ventunesimo chilometro, ero in ritardo e non sapevo nemmeno di quanto.

Iscritta con non curanza alla Strarimini, dopo una settimana in cui, solo verso mercoledi, ero riuscita a riprendere un po' il controllo delle gambe dopo i 22 km in montagna, mi sono ritrovata a ciabattare sul lungomare di Rimini, a chiedermi come fosse possibile faticare così tanto per portare a casa una mezzamaratona piatta.

Sarà colpa del vento forte che spazza il lungomare?
Sarà stato l'ultimo bicchiere di limoncello prima di andare a dormire? O forse tutto il vino bianco che è venuto prima?
Sarà che ho dormito poco?
Sarà che, appena mosso il primo passo, appena dopo la partenza, le gambe sono già stanche e non ne vogliono sapere. Nessuno degli argomenti delle testa le convince: non si trova un passo, non c'è modo di gestire la fatica.
Sarà...

Alla fine sarà una giornata no e basta, in cui per un pelo non sfondo il muro delle due ore.

Quelle giornate a cui non devi chiedere troppo, quelle giornate che non devi analizzare, quelle giornate che devono solo arrivare alla fine...quelle giornate storte.
Quelle giornate che un po' ti arrendi, perchè non si può essere sempre in forma.
Quelle giornate che capitano e basta.

E la Strarimini è una gara che voglio rifare, perchè si merita qualcosa di meglio di 1h 59'31''...

martedì 14 maggio 2013

Primavera fabrianese....uno spettacolo come al solito


Svegliarsi al mattino, presto, perchè la gara parte alle 8:30 e Fabriano sta ad una ottantina di km da casa.
Valutare bene il meteo, perchè se piove sarà un disastro.
Chiedersi se sia sano buttarsi in 22 km di corsa in montagna, senza allenamento e senza ricordarsi bene in che armadio abbia messo le scarpe da trail.
Guardare il fondo del borsone in attesa dell'illuminazione per decidere se selezionare un po', o se rovesciarci dentro tutto il cassetto dove tengo le cose per la corsa.
Assecodare la sveglia, scendere dal letto, sforzarsi per fare colazione, combattere contro la voglia di infilarsi nell'uscita "Maiolati Spontini" della superstrada, a metà del tragitto, per tornare indietro e rimettersi sotto le coperte, visto che si è messo a piovere.

Questa è stata la parte difficile.

Poi c'è stata la corsa e non ho avuto più dubbi: ne è valsa la pena come sempre.
Anche se le salite sono sempre durissime e le discese pericolose.
Ma a compensare la fatica ci sono i fiori, i boschi, l'odore dell'erba calpestata, l'aria da respirare e buttare giù in fondo ai polmoni, il sole caldo che scalda il viso, il vento che asciuga il sudore.

E alla fine la ricompensa: 2h 54'28'', 6 minuti meno dell'anno scorso.
Ma soprattutto birra e panini al salame a volontà appena tagliato il traguardo.

Ora mi godo il mio mal di gambe e medito su domenica prossima.

venerdì 3 maggio 2013

Parole sante

Non starò qui a dire come sempre che a Chiaravalle è più facile correre quei 10 km che fare la fila per il salame.

Non chiederò di nuovo se qualcuno sa se sono proprio 10 o un po' di meno (si chiama passeggiata ecologica apposta), ma resterò nell'incertezza.

Non cercherò i motivi del perchè che siano 10 o 21, Cristina quei chilometri li corre sempre a quel passo (ristori compresi), ce ne faremo una ragione. (Anche se a partire più veloce ci provo sempre).

Non sarò banale ribadendo per l'ennesima volta che “Non-competitivo” non vuol dire disorganizzato (vedasi la quantità di cibo elargita al ristoro finale, per podisti, passeggiatori e campeggiatori strafatti della scampagnata del primo maggio).

Non starò ad elencare le persone salutate, incontrate, superate o da cui sono stata superata.

Ma farò un applauso alla vetusta saggezza del camminatore esperto, veterano della corsa del primo maggio a Chiaravalle.
Lui è vestito come il nonno di Mister Crocodile Dundee, in completo color cachi, borsello a tracolla, occhialini gentili da anziano scribano d'ufficio.

In coda dietro a me e ad altri mostri sudati, lui rispetta con noi la fila per il salame e, tra una chiacchiera e l'altra, mi svela un grande segreto...

“Signorina, alla corsa del primo maggio bisogna venirci con il sacchetto, perchè il salame è sempre un po' ammuffito”
M'inchino a tanta saggezza e vado verso casa, con un salme farinoso ed odoroso....senza sapere dove appoggiarlo in macchina.