E alla fine venne pure il turno del diciottesimo chilometro, come una liberazione.
Quanto sono lunghi tre chilometri?
Poco.
Ma io l'appuntamento l'avevo con il ventunesimo chilometro, ero in ritardo e non sapevo nemmeno di quanto.
Iscritta con non curanza alla Strarimini, dopo una settimana in cui, solo verso mercoledi, ero riuscita a riprendere un po' il controllo delle gambe dopo i 22 km in montagna, mi sono ritrovata a ciabattare sul lungomare di Rimini, a chiedermi come fosse possibile faticare così tanto per portare a casa una mezzamaratona piatta.
Sarà colpa del vento forte che spazza il lungomare?
Sarà stato l'ultimo bicchiere di limoncello prima di andare a dormire? O forse tutto il vino bianco che è venuto prima?
Sarà che ho dormito poco?
Sarà che, appena mosso il primo passo, appena dopo la partenza, le gambe sono già stanche e non ne vogliono sapere. Nessuno degli argomenti delle testa le convince: non si trova un passo, non c'è modo di gestire la fatica.
Sarà...
Alla fine sarà una giornata no e basta, in cui per un pelo non sfondo il muro delle due ore.
Quelle giornate a cui non devi chiedere troppo, quelle giornate che non devi analizzare, quelle giornate che devono solo arrivare alla fine...quelle giornate storte.
Quelle giornate che un po' ti arrendi, perchè non si può essere sempre in forma.
Quelle giornate che capitano e basta.
E la Strarimini è una gara che voglio rifare, perchè si merita qualcosa di meglio di 1h 59'31''...
lunedì 20 maggio 2013
Quelle solite giornate storte
Pubblicato da Cristina alle 22:57
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