lunedì 30 luglio 2012

Da Sarnano con il prosciutto!


No “uomo con il microfono”, non è stato carino da parte tua.

Io il mio compito l’avevo portato a termine.
Avevo sudato abbondantemente ogni chilometro, senza sbagliare strada e tagliare il percorso com’è capitato ad altri.
Avevo addirittura ripreso tre tipe che di solito sono della mia stessa categoria, le avevo lasciate dietro.
E non mi ero nemmeno mai voltata a vedere se ce l'avevo ancora alle calcagna.
Mi dicevo “Non pensare a chi è dietro, ma se ce ne sono ancora davanti” e tutte quelle che avevo potuto le avevo superate.

Avevo tenuto impegnata la testa per non far andare il pensiero troppo avanti, agli ultimi chilometri sull’asfalto, tutti sotto il sole.

Ero tanto contenta quando all’arrivo il tipo mi aveva detto che dovevo aspettare le premiazioni delle categorie.
Un po’ meno quando ho constatato che gli uomini avevano invaso tutte le docce e mi ero dovuta arrangiare con la solita bottiglia d’acqua riempita alla fontana.

Poi sto lì sotto 35 gradi ad aspettare il mio momento di gloria, mi chiami, storpiando un po’ il nome, ma non fa niente e proprio mentre lo prendo in braccio quel prosciutto pesantissimo e sudatissimo, te ne esci che della categoria M siamo solo in due!!!

Bastardo…sei riuscito a rovinarmi il podio! 
 

giovedì 26 luglio 2012


E che non si dica che non corro con ogni condizione.

In pochi giorni ho provato di tutto.

Ci sono state serate bollenti a 38 gradi senza fare una piega, grondando sudore e con lo scirocco che bruciava la pelle.
Corse brevi al campo d’atletica, dove ormai bisogna andarci in alta uniforme, in maglia e pantaloni coordinati, o per lo meno sfoggiando la maglia-ricordo di qualche evento podistico prestigioso, per dimostrare che non sei uno jogger sfigato e senza permesso, sennò inciampi nei mastini che stanno di guardia ai cancelli.

Poi un 10 km di sabato pomeriggio ad Agugliano, con ancora il sale del mare sulla pelle ed il bikini sotto la canottiera, una gara “casereccia”, con tanta salita, poca gente e tanta anguria.

C’è stato un mercoledi afoso, con 19 km di colline dietro casa, con nelle orecchie un po’ di “metallo di conforto”, per abbozzare un lungo da ultimo minuto prima dell’ennesimo ecotrail, finito con una voglia di birra gelata da alcolismo allo stadio finale.

Ed infine ecco l’ecotrail, quello di 21 km, a Villagrande. Ridotto a 9 km, interrotto sul più bello, quando ci stavo prendendo le misure a correre con l’acqua alle caviglie, come un salmone norvegese contro corrente.

Solo con la neve non c’è stato niente da fare…

giovedì 5 luglio 2012



Cose brutte.
Scene inguardabili e ridicole.
Imbarazzanti.
E tutti lì intorno a dire: “Ma non è possibile che non ce la fai”
“Tiriamola su per le caviglie”
Ad un certo punto addirittura un “Ti metto su e cerca di restare attaccata”.

Alla fine solo un gran dolore di pettorali e di braccia.
Il percorso vita della restaurata pista d’atletica dell’Italo Conti, che si esaurisce in due trespoli da pappagallo ed una panca in mezzo al prato, per me è stato un percorso di guerra.

Giovanni con la faccia a punto di domanda, altri personaggi increduli a dare consigli o a sfoggiare le loro capacità.

Ma io niente.
Le flessioni non le so fare.
Non riesco a tirarmi su con le braccia attaccata alla sbarra.
Un po’ meglio i balzi, ma chi è che non sa saltare?

Sono vittima di una rara forma di nonnismo atletico.