Svegliarsi al mattino, presto, perchè la gara parte alle 8:30 e Fabriano sta ad una ottantina di km da casa.
Valutare bene il meteo, perchè se piove sarà un disastro.
Chiedersi se sia sano buttarsi in 22 km di corsa in montagna, senza allenamento e senza ricordarsi bene in che armadio abbia messo le scarpe da trail.
Guardare il fondo del borsone in attesa dell'illuminazione per decidere se selezionare un po', o se rovesciarci dentro tutto il cassetto dove tengo le cose per la corsa.
Assecodare la sveglia, scendere dal letto, sforzarsi per fare colazione, combattere contro la voglia di infilarsi nell'uscita "Maiolati Spontini" della superstrada, a metà del tragitto, per tornare indietro e rimettersi sotto le coperte, visto che si è messo a piovere.
Questa è stata la parte difficile.
Poi c'è stata la corsa e non ho avuto più dubbi: ne è valsa la pena come sempre.
Anche se le salite sono sempre durissime e le discese pericolose.
Ma a compensare la fatica ci sono i fiori, i boschi, l'odore dell'erba calpestata, l'aria da respirare e buttare giù in fondo ai polmoni, il sole caldo che scalda il viso, il vento che asciuga il sudore.
E alla fine la ricompensa: 2h 54'28'', 6 minuti meno dell'anno scorso.
Ma soprattutto birra e panini al salame a volontà appena tagliato il traguardo.
Ora mi godo il mio mal di gambe e medito su domenica prossima.
1 commento:
quest'anno niente monte puro ma solo monte catillo (tivoli). ciao cri.
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