Caro M.P., in terza media organizzasti la tua festa di
compleanno.
E mi ricordo, carissimo str…o, che avesti la premura di
comunicarmi che invitavi tutti, tranne me e la mia compagna di banco.
Lei perché era una ragazza “equivoca, un po’ svelta”, sai
com’è fuma in bagno, frequenta “quelli grandi”.
A me abbozzasti un discorso impreciso, del tipo “non siamo
più amici come prima” o una banalità del genere.
Caro fetente, io con le orecchie ascoltavo, registravo in
modo indelebile quello che dicevi, in testa però traducevo simultaneamente
quello che si nascondeva dietro il tuo discorso: non eravamo più amici (pur non
essendolo mai stati in modo particolare, diciamo che mi stavi abbastanza
indifferente), nel senso che, dopo avermi importunata quotidianamente per almeno
due settimane, telefonandomi a casa per farti dettare le soluzioni dei problemi
di matematica, che nemmeno provavi a fare, ti sei sentito dire (quasi mi
ricordo le parole) che “io i compiti li faccio copiare a chiunque, però di
stare per questo un’ora al telefono non se ne parla. Quindi caro M.P. devi fare
come tutti gli altri: te li copi la mattina prima di entrare in classe.”
Solo che tu eri un ibrido tra un fighetto e uno sfigato: non
ti strizzavi come me con altri 150 ragazzi con cartella dentro il riservato,
quello da 80 posti, compresi quelli in piedi.
No, a te ti portava il papà in macchina, ti scaricava pulito
e stirato, mentre io, quando ce la facevo (perché m’è anche capitato dover
scendere alla sede distaccata non riuscendo a passare il muro di carne che
otturava la porta) scendevo da un autobus infernale.
Arrivavi un pelo prima della campanella fresco come una
rosa, non avevi in faccia i segni della zip del bomber di qualche spilungone,
anche lui passeggero del già citato riservato, contro cui eri stato pigiato per
tutto il viaggio.
Non facevi in tempo a copiare, quindi te l’eri presa a morte
e non mi volevi alla tua festa…
Ora dopo 25 anni, mi ritorni su come un rigurgito, mi cadi
addosso come un escremento di piccione.
Telefoni qui al lavoro, ti presenti come l’ing. MP,
riconosco subito la tua voce viscida, ma tu non sei altrettanto sveglio da
riconoscere la mia.
Necessiti di una piccola fornitura.
Dandoti del lei, te la metto giù dura: occorre la partita
IVA, non facciamo consegne, ci vogliono almeno 10 gg lavorativi perché la merce
sia pronta, prima dobbiamo fare il preventivo che poi va confermato, pagamento
al ritiro e alla fine ti do anche il telefono della concorrenza perché la tua
faccia da busbana non voglio rivederla.
Tralascio altri particolari dei giorni successivi (tipo che
fai fare l’ordine ad un tuo collega con partita IVA, parti bello e tranquillo
per la settimana bianca e gli lasci l’incombenza di venire a ritirare e, credo,
anche pagare) per concludere che alla fine sei dovuto passare tu a ritirare.
E così ho avuto il piacere di rivederti: sappi che sei
ingrassato, soprattutto in faccia, a parte questo sei sempre il solito S…. .o.
PER IL RESTO VA "TUTTO BENE": NON CORRO DA UNA SETTIMANA E STO INIZIANDO AD INACIDIRMI...