venerdì 10 febbraio 2012

Caro M.P.


Caro M.P., in terza media organizzasti la tua festa di compleanno.
E mi ricordo, carissimo str…o, che avesti la premura di comunicarmi che invitavi tutti, tranne me e la mia compagna di banco.
Lei perché era una ragazza “equivoca, un po’ svelta”, sai com’è fuma in bagno, frequenta “quelli grandi”.
A me abbozzasti un discorso impreciso, del tipo “non siamo più amici come prima” o una banalità del genere.

Caro fetente, io con le orecchie ascoltavo, registravo in modo indelebile quello che dicevi, in testa però traducevo simultaneamente quello che si nascondeva dietro il tuo discorso: non eravamo più amici (pur non essendolo mai stati in modo particolare, diciamo che mi stavi abbastanza indifferente), nel senso che, dopo avermi importunata quotidianamente per almeno due settimane, telefonandomi a casa per farti dettare le soluzioni dei problemi di matematica, che nemmeno provavi a fare, ti sei sentito dire (quasi mi ricordo le parole) che “io i compiti li faccio copiare a chiunque, però di stare per questo un’ora al telefono non se ne parla. Quindi caro M.P. devi fare come tutti gli altri: te li copi la mattina prima di entrare in classe.”

Solo che tu eri un ibrido tra un fighetto e uno sfigato: non ti strizzavi come me con altri 150 ragazzi con cartella dentro il riservato, quello da 80 posti, compresi quelli in piedi.
No, a te ti portava il papà in macchina, ti scaricava pulito e stirato, mentre io, quando ce la facevo (perché m’è anche capitato dover scendere alla sede distaccata non riuscendo a passare il muro di carne che otturava la porta) scendevo da un autobus infernale.
Arrivavi un pelo prima della campanella fresco come una rosa, non avevi in faccia i segni della zip del bomber di qualche spilungone, anche lui passeggero del già citato riservato, contro cui eri stato pigiato per tutto il viaggio.

Non facevi in tempo a copiare, quindi te l’eri presa a morte e non mi volevi alla tua festa…

Ora dopo 25 anni, mi ritorni su come un rigurgito, mi cadi addosso come un escremento di piccione.
Telefoni qui al lavoro, ti presenti come l’ing. MP, riconosco subito la tua voce viscida, ma tu non sei altrettanto sveglio da riconoscere la mia.
Necessiti di una piccola fornitura.

Dandoti del lei, te la metto giù dura: occorre la partita IVA, non facciamo consegne, ci vogliono almeno 10 gg lavorativi perché la merce sia pronta, prima dobbiamo fare il preventivo che poi va confermato, pagamento al ritiro e alla fine ti do anche il telefono della concorrenza perché la tua faccia da busbana non voglio rivederla.

Tralascio altri particolari dei giorni successivi (tipo che fai fare l’ordine ad un tuo collega con partita IVA, parti bello e tranquillo per la settimana bianca e gli lasci l’incombenza di venire a ritirare e, credo, anche pagare) per concludere che alla fine sei dovuto passare tu a ritirare.

E così ho avuto il piacere di rivederti: sappi che sei ingrassato, soprattutto in faccia, a parte questo sei sempre il solito S…. .o.

PER IL RESTO VA "TUTTO BENE": NON CORRO DA UNA SETTIMANA E STO INIZIANDO AD INACIDIRMI...

4 commenti:

Master ha detto...

Caro MP, quello che fai prima o poi te lo ritrovi, sappilo!! :)

Pimpe ha detto...

certe merde col passare del tempo seccano e puzzano meno.. non mi sembra questo il caso ;-)))))
poveraccio...! ;-)
grande CRI !

fabiodelpia' ha detto...

E brava Tarty!! la vendetta è un patto che va servito freddo.. lascialo perdere quel M.P. e vieni a correre con me domattina,al freddooo

Cristina ha detto...

@Master: chi la fa l'aspetti!

@Pimpe: dai alla fine non sono stata neanche troppo cattiva potevo fare di peggio..

@Fabio: mi sto facendo un sacco di passeggiate con i doposci...cammino come una papera. Non se ne può più..