La corsa di San Martino è una partenza critica, perché tra chi
sorpassa a destra, chi a sinistra, chi cerca di scavalcarti, chi te lo ritrovi
sulla punta delle scarpe…per un paio di km la cosa più importante è non
travolgere nessuno e non essere macinati.
La folla è composta da:
·
supermegatop runner che se la fanno a 3’ al km
come se fosse tutta in discesa (ogni volta mi chiedo come è possibile che ne arrivino
così tanti fin quaggiù)
·
top runner da 4’ al km, un po’ meno spaziali dei
primi, ma che se la cavano comunque in meno di un’ora
·
podisti medi, di passo medio che cercano di partire
il più avanti possibile
·
passeggiatori in tuta e zaino in spalla pronti
per la magnalonga di 5 km a fare da collante alla massa.
In tale abbondanza di gambe che corrono e di menti a corto d’ossigeno,
ti ritrovi a sentire che “Il pettorale è meglio attaccarlo in basso sulla
maglia, perché ripara la pancia e, se lo metti troppo in alto, ti sbatte il
vento in faccia.”
Prendo atto e imparo.
Corsa conclusa felicemente e senza troppe pretese in 1 h 17’
46’’, un minuto in meno dell’anno scorso: una piccola soddisfazione per me che,
finora ho badato solo a metterlo dritto il pettorale e non sempre ci sono
riuscita.
1 commento:
Ma che scherzi!
La punzonatura del pettorale e rispettivo allineamento con eventuali grafiche sulla canotta è fondamentale!
:D
PS
Perche una strana applicazione mi chiede utente e password x due volte quando aggiorno il tuo blog?
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