La montagna non mi piace.
Non voglio che sia fresco, mi va benissimo il caldo.
Nessun
laghetto morenico non m'ha mai incanta con la sua acqua limpida, per me
sarà sempre solo una pozza troppo fredda per farci il bagno.
L'altitudine
delle vette non mi stimola nessuna riflessione sulla grandiosità della
natura e sulla piccolezza della condizione umana; mi ricorda solo che
soffro di vertigini.
Il silenzio non m'invita a nessuna meditazione, nè ad alcun elogio della pace e della tranquillità.
Ma se si tratta di correrci allora è diverso.
Allora
mi posso svegliare anche alle 5 di una domenica sacrificata al mare,
posso farmi 2 ore di macchina per ritornare di nuovo sotto il Monte
Vettore, guardarlo e pensare che non è poi così male.
Certo tira un vento che se non stai attento ti stende.
Ci sono giusto quei 10 gradi che, appena scendi dall'auto, ti fanno accartocciare le spalle.
Ma almeno c'è il sole quest'anno.
E
poi quando ti passa di fianco l'ennesimo alpino in camicia e pantaloni
corti, uno addirittura in canottiera, decidi che è ora di smetterla di
essere una freddolosa ragazza di città.
Arriva il
momento di cambiare atteggiamento, l'ora in cui s'indossano i pantaloni
corti, addirittura più corti di quelli dell'alpino.
E si aspetta la partenza.
Da questo momento la montagna cambia e mi piace un po' di più.
Se corro non fa freddo.
Se corro il silenzio si riempe del ritmo del mio respiro.
Se corro non ho tempo di guardare in basso e di avere le vertigini.
Se corro mi piace respirare l'odore dell'erba calpestata.
Se è per correre allora ci posso tornare in montagna..
giovedì 25 giugno 2015
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