Una bella battuta al cinghiale.
Tra i boschi della Selva.
A pochi minuti di macchina da casa.
E per una volta non è servita nemmeno
la sveglia.
Il tempo sconsigliava di andare al
mare.
Per la verità sconsigliava anche l'uso
della canottiera: all'improvviso sembra novembre, dopo settimane di
un caldo infernale, da aver voglia di staccarsi la pelle di dosso.
Siamo quaranta scarsi e dagli accenti
che sento, direi che non ce n'è uno che abiti più a nord di
Falconara e più giù del casello di Ancona sud.
Non c'è iscrizione, non ci sono
classifiche, non c'è nemmeno segnato il percorso, se lo inventa
quello che sta davanti e ai bivi ci si aspetta.
La Selva di Gallignano è un posto un
po' nascosto, una specie di foresta di sherwood, ma più in piccolo e
senza Robin Hood. Sentieri scivolosi, scalini mangiucchiati dal
muschio, qualche casa nascosta che non t'aspetti, due bracchi
italiani sempre a zonzo ma innocui, tanto silenzio protetto dalle
fronde degli alberi.
Di sicuro è un bosco abitato, ma
domenica credo che la fauna locale si sia ritirata nelle tane più
profonde o nascosta nei nidi più alti, turbata dal passaggio di una
quarantina di “cinghiali” per lo più fosforescenti e puzzolenti,
strizzati dentro magliette sintetiche sudatissime, che si chiamavano
da un capo all'altro del bosco, che maledivano le salite, che
facevano un gran baccano.
Gli stessi cinghiali, non tutti, m'è
sembrato poi di averli rivisti la sera, alla cena della sagra della
Spuntatura...con il loro buono per la cena, sudato con fatica al
mattino.
Nessun commento:
Posta un commento