mercoledì 23 aprile 2014

Secondo trail a Tallacano

Dovendo scegliere tra il mantenere l'equilibrio su un tronco appoggiato sopra un ruscello pieno d'acqua, ingombro di gente in transito come una lunga fila di processionaria, o tentare la sorte scendendo direttamente in acqua, ho scelto la seconda opportunità.

Di sicuro effetto...

Innanzitutto non cado, anzi, il passaggio è abbastanza leggiadro e veloce, niente sbandamenti, passi svelti per uscirne il meglio possibile.
La processionaria guarda e ammira.

Al rientro sul sentiero, solo il “ciaffete” e le pernacchie delle scarpe piene d'acqua sminuiscono l'alone di gloria che mi sento addosso.

Motivo di tanto coraggio è che dal tronco io sarei caduta, lo sapevo, lo vedevo.
Quindi meglio l'acqua nei calzini e nelle scarpe che l'acqua nelle mutande.

Queste le avvisaglie, già al secondo chilometro, di come sarebbe stato il secondo trail a Tallacano: umido e selvaggio.
Un volto angelico, al ritiro di pettorali, aveva vaticinato: “Ci sarà più fango dell'anno scorso” .
“....e più chilometri dell'anno scorso” penso io.

E così è stato.


Quasi due ore di pozzanghere, di fango che si spalma per bene sotto le suole, di rocce umidicce che sbucano dall'erba, di salite a zig zag dentro una matassa di alberi, di borghi fantasma, con gli indigeni che ci guardano come le mucche al pascolo vedono passare i treni, di discese da tenersi agli alberi sperando che abbiano radici solide...

Selvaggio, umido, impantanato...però l'ho finito.
Va bene che erano solo 15 km...ma ancora sono in rodaggio..

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