Barney Gamble venerdi sera aveva sguazzato nella sua solita birra rossa e come galleggianti gli avevano dato una ciotola di Dixi da dividere in due.
Poco dopo la mezzanotte era stato riportato a casa e si era addormentato come un sasso.
Sabato mattina, verso le sette, si era svegliato, perché per abitudine lo fa dal lunedì al venerdi, aveva in testa la stessa nebbia che c’era intorno alla sua casa, per questo aveva richiuso gli occhi, sperando che al buio smettessero di picconargli il cervello e che il gatto peloso che sentiva nello stomaco restasse ai piani bassi.
Poi alle 9 si era dovuto alzare perché non aveva più sonno e perché tanto il martello pneumatico nel cervello non la smetteva di andare…si era infilato il completino da corsa, quello carino, quello con il sopra abbinato, quello con il nome della squadra.
Aveva provato a far colazione, ma era riuscito a mandar giù solo un’arancia ed un caffè doppio, aumentando il livello di acidi.
Ma puntuale con l’impegno preso, alle 10:25 era lì al parcheggio, con guanti, fascia in testa, giubbetto catarifrangente e una bella bottiglia d’acqua da bere mentre aspettava che arrivasse Fabio.
La nebbia fuori non c’era più, anzi era uscito anche il sole e si stava davvero bene, ma in testa ancora c’era scarsa visibilità e quel gatto nello stomaco cercava di venire fuori.
Era andato perché sapeva che di solito certi strascichi, correndo, evaporano ed infatti, al bivio che lo avrebbe riportato alla partenza, aveva detto: “Allunghiamo un po’ che il mal di testa sta passando e la nausea la sento solo in salita quando respiro più affannosamente”.
E così il nostro eroe ed il suo fegato indaffarato avevano portato a casa 19 km, premiandosi anche con una coca mescolata con la birra, sorseggiata con Fabio prima di tornare a casa.
Poi il pranzo ed una stanchezza mortale lo avevano spalmato sul divano fino a metà pomeriggio, compromettendogli la digestione, già messa in forse dalla serata precedente.
Il gatto nello stomaco era davvero inviperito e, per correre ai ripari Barney, sentiva il bisogno di ammansirlo con un qualcosa di caldo e di assolutamente analcolico, allora aveva accettato l’invito di Giovanni per un te con passeggiata.
Barney si era anche accordato con degli amici per cenare insieme e per questo aveva camminato per tutto il centro storico sperando che la situazione fosse gestibile, poi aveva tentato di andare al ristorante, ma alle 22 si era guardato dentro e aveva riconosciuto che non avrebbe domato quello che pensava fosse un gatto, ma che in realtà era una tigre dai denti a sciabola e, prendendo in prestito la macchina di un amico era andato a nascondersi sotto le coperte, lasciando in eredità una bistecca ai ferri.
…appena riuscirò a staccarmi di dosso l’aura di Barney magari proverò a spiegare perché abbiamo chiamato Pantharun il blog.
Sabato mattina, verso le sette, si era svegliato, perché per abitudine lo fa dal lunedì al venerdi, aveva in testa la stessa nebbia che c’era intorno alla sua casa, per questo aveva richiuso gli occhi, sperando che al buio smettessero di picconargli il cervello e che il gatto peloso che sentiva nello stomaco restasse ai piani bassi.
Poi alle 9 si era dovuto alzare perché non aveva più sonno e perché tanto il martello pneumatico nel cervello non la smetteva di andare…si era infilato il completino da corsa, quello carino, quello con il sopra abbinato, quello con il nome della squadra.
Aveva provato a far colazione, ma era riuscito a mandar giù solo un’arancia ed un caffè doppio, aumentando il livello di acidi.
Ma puntuale con l’impegno preso, alle 10:25 era lì al parcheggio, con guanti, fascia in testa, giubbetto catarifrangente e una bella bottiglia d’acqua da bere mentre aspettava che arrivasse Fabio.
La nebbia fuori non c’era più, anzi era uscito anche il sole e si stava davvero bene, ma in testa ancora c’era scarsa visibilità e quel gatto nello stomaco cercava di venire fuori.
Era andato perché sapeva che di solito certi strascichi, correndo, evaporano ed infatti, al bivio che lo avrebbe riportato alla partenza, aveva detto: “Allunghiamo un po’ che il mal di testa sta passando e la nausea la sento solo in salita quando respiro più affannosamente”.
E così il nostro eroe ed il suo fegato indaffarato avevano portato a casa 19 km, premiandosi anche con una coca mescolata con la birra, sorseggiata con Fabio prima di tornare a casa.
Poi il pranzo ed una stanchezza mortale lo avevano spalmato sul divano fino a metà pomeriggio, compromettendogli la digestione, già messa in forse dalla serata precedente.
Il gatto nello stomaco era davvero inviperito e, per correre ai ripari Barney, sentiva il bisogno di ammansirlo con un qualcosa di caldo e di assolutamente analcolico, allora aveva accettato l’invito di Giovanni per un te con passeggiata.
Barney si era anche accordato con degli amici per cenare insieme e per questo aveva camminato per tutto il centro storico sperando che la situazione fosse gestibile, poi aveva tentato di andare al ristorante, ma alle 22 si era guardato dentro e aveva riconosciuto che non avrebbe domato quello che pensava fosse un gatto, ma che in realtà era una tigre dai denti a sciabola e, prendendo in prestito la macchina di un amico era andato a nascondersi sotto le coperte, lasciando in eredità una bistecca ai ferri.
…appena riuscirò a staccarmi di dosso l’aura di Barney magari proverò a spiegare perché abbiamo chiamato Pantharun il blog.
4 commenti:
correre dopo una sana bevuta non l'ho ancora mai fatto.. eh eh durante SI! :-) amici mi dicono che, durante una bevuta, in preda ai fumi dell'alcool, son stato visto correre sul lungo mare algherese vestito in borghese!! non mi ricordo nulla eh eh
Ogni anto ci vuole
un tempo bevevi fiumi di birra e non riuscivi a fare neanche 100 metri di corsa...ora arrivi a correre anche 20 km e non reggi una piccola birra rossa...renditi conto che il tuo fisico non riesce a fare queste due cose contemporaneamente...leggerina!
Attento Anonimo...lo sai come funziona: oggi a me..venerdi prossimo magari tocca a te!
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