In apparenza “alla buona”, ma fatta
con cura e soprattutto da non sottovalutare.
Perché non sono il pettorale stampato,
né il chip che fanno la corsa.
La corsa la fanno la strada e le gambe,
senza tanti fronzoli.
Poi, se si ammucchiano almeno una
decina di persone, diventa automaticamente una gara, perché a
nessuno piace stare dietro.
L'organizzazione c'è: una linea che
segna il traguardo, le frecce puntuali che indicano la strada, i
ristori ogni 5 chilometri che scandiscono pure il procedere del
percorso.
Ci sono pure due distanze: 20 e 30
chilometri.
Io ovviamente ho scelto la 20...
E sono 20 chilometri di salite e
discese in mezzo alla campagna, in mezzo al panorama delle colline
intorno a Serra De Conti.
Tra il grigio del cielo, il verde ed il
marrone di campi, dove sta nascendo il grano, spiccano i colori
fosforescenti di piccole formichine a due zampe che si arrampicano
sulle salite e che poi spariscono quando iniziano le discese.
La formichina Cristina sbuffa e suda.
Però corre con orgoglio per tutti i 20 chilometri, a parte la cresta
finale di una maledetta salita verso il decimo...perché quella
proprio non ce l'ha fatta.
Ad ogni ristoro prende fiato, almeno
due bicchieri d'acqua ed uno spicchio d'arancia, che siccome ha il
raffreddore la vitamina C di sicuro le fa bene.
Arriva al bivio dove le due distanze si
dividono e guarda per la prima volta il Garmin per capire a che punto
è della sua avventura: tre quarti della corsa se ne sono andati e la
fatica inizia a farsi sentire, è persa in mezzo al niente e
all'orizzonte non vede altro che campi e casolari, nessun paese,
nessun campanile familiare.
Poi un passo alla volta è ai piedi del
paese, ora basta arrampicarsi su, qualche tornante, un'inaspettata
deviazione lungo il corso del fiume e poi dietro una curva finalmente
l'arrivo: 20 chilometri di Trail del verdicchio portati a casa con
soddisfazione in 2h 03'...
E poi, dopo una doccia calda nel
palazzetto dello sport, tutti a mangiare insieme: penne al sugo,
tanto pane e salame e ovviamente il verdicchio, tutto a volontà...
Perché un'organizzazione “alla
buona” è spesso una buona organizzazione...
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