mercoledì 29 ottobre 2014

Poetico epico e sadico

In una notte d'insonnia e forse con una birra di troppo è partita l'iscrizione.
Avevo cercato di trattenermi ma il fatto è che io la volevo fare...e non sarei nemmeno accontentata della corta.

Scarpe da trail ormai d'annata, comode e a loro agio come un paio di zoccoli olandesi..
Gambe da al massimo 15/16 chilometri e di solito sull'asfalto.
Un paio di chili di troppo sparsi tra giro vita e zone adiacenti.

Condizioni ideali per pensare a 23 km con un dislivello veramente indigesto.

La si poteva vedere addirittura in modo poetico: tutte quelle cose su quanto è bello correre in mezzo alla natura, che gli scorci che ti si aprono davanti, quando riesci a tirare su la testa, ripagano della fatica fatta per arrivare fino a lì.
Che è meraviglioso il suono dei passi che calpestano il sentiero nel silenzio del bosco.
Che è straordinario l'odore del sottobosco di conifere che riempe i polmoni in debito d'ossigeno.
Che il Conero in autunno è tutto verde...

Per non parlare poi dell'aspetto epico di realizzare l'impresa, nonostante le difficoltà.
Combattendo contro la stanchezza.
Contro la voglia di camminare.
La ferma volontà di arrivare alla fine.
La testa comanda e le gambe che eseguono.

Insomma le solite palle che si raccontano quelli che corrono quando non sono allenati e la prestazione tende allo scarso.

Poi però ci sono i fatti: 3 ore e 45 minuti di sudore e fatica.
Con pure due chilometri di "bonus track" aggiunti alla fine da quei burloni che hanno studiato una variante al percorso dell'anno scorso.

E la fatica ed il sudore non sono nè poetici nè epici.
La fatica è dura da smaltire ed il sudore brucia negli occhi a lungo.

Ma aspetto già la quinta edizione...e questo è il lato sadico.




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