giovedì 10 aprile 2014

Alla partenza c'era un buon odore di brezza marina.
La tirava su dal mare un vento teso, la portava dalla spiaggia del Passetto all'inizio del viale.
Un'umidità un po' insistente, che subito al primo accenno di corsa, anche solo per raggiungere la partenza, t'aveva ricoperto la pelle di una patina sudaticcia.

Già dall'inizio la situazione era fuori controllo e contro ogni logica o modestia podistica si sgambettava a 4'40'', veleggiando, spinta dalla brezza, verso il naufragio.

Tra i palazzi del corso vecchio eravamo al riparo dal vento, ma appena si tornava a fiancheggiare il mare, ecco che tornava, ma stavolta veniva da dentro il porto e allora la brezza aveva l'odore pastoso della nafta delle navi.

Adesso si viaggiava a 5' o poco più, perchè la salita aveva messo in riga le gambe, ricordandogli i loro limiti, rimarcati, con un certo malumore, ogni volta che s'incrociava il primo uomo che tallonava la moto dei vigili.

Finiva il primo giro.
Che mentalmente sembrava fatta, perchè ogni mattonella del corso, ogni cubetto di pavè, ogni panchina del viale sfilavano con un aspetto più che familiare, ma non scorrevano più veloci come prima.

Alla solita battuta dell'occasionale compagno di corsa “Siamo sulla stessa barca”, ho pensato che la barca dovesse chiamarsi per forza Titanic.


Vivicittà 2014: una gran fatica. E per fortuna non erano 12 km...

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