lunedì 23 settembre 2013
Come ti riducono 21 km
Pubblicato da Cristina alle 21:20
Parti che sei normale e arrivi che ciondoli come un gibbone.
21 chilometri e sembra che hai perso di botto 5 chili.
Tutta testa e poche gambe.
Si parte forte, poi si va più forte finchè non si salta per aria.
Entro il quinto chilometro si brucia tutto il carburante che serviva per farli tutti questi 21 km.
Niente di strano, lo so come va a finire, solo che ogni volta cerco di far scoppiare la bomba il più lontano possibile.
Ormai è una dura battaglia tra la cocciutaggine della testa e le gambe che dovrebbero fare il miracolo.
E così è andata anche a Senigallia: il lungormare nord è da sempre quello che preferisco, quello a sud mi resta indigesto. Quindi fino al porto tutto abbastanza bene anche se a fatica. Dalla Rotona sul mare ho iniziato a perdere colpi, metri e secondi.
Tutto il lungomare sud, sia all'andata che al ritorno, l'ho odiato con forza, l'ho sudato e maledetto centimetro dopo centimetro.
I cartelli con i chilometri non scorrono ma in compenso di gente ne passa avanti.
Un sorpasso per la verità lo faccio anche io, credo fosse uno zombie: sbandava, sudava e grugniva.
All'arrivo 1h 54'23''...una gran fatica, ma che almeno è durata 3 minuti in meno di domenica scorsa.
Adesso la testa è già a Jesi...le gambe non so...
martedì 17 settembre 2013
Pubblicato da Cristina alle 22:05
Una fine glorisoa sarebbe stata arrancare fino al traguardo, dopo essere stata ferita di striscio da qualche cacciatore che, poteva benissimo avermi scambiato per una fagiana.
Arrivare mezza storta, piegata sul fianco, con una gamba impallinata. Niente di serio. Giusto un po' di rosso per impressionare i presenti.
Una fine dignitosa sarebbe stata arrivare con i crampi o le vesciche, in una domenica torrida dove avrebbe sudato pure un Keniano. Con i piedi martoriati ed i polpacci imbizzarriti.
Una fine sfortunata sarebbe stata arrivare dopo 3 ore, per aver sbagliato strada e per questo aver aspettato quasi 20 minuti al passaggio a livello chiuso. Disperando di trovare ancora un traguardo da passare.
Una fine accettabile sarebbe stata arrivare mostrando una disgnitosa sofferenza, mantenendo una velocità modesta, ma con un gesto atletico guardabile, senza ciabattare, senza mugugnare e dando l'impressione di avere comunque il controllo delle proprie leve.
Ma se la partenza è sparata, la compagnia un po' allegra, il percorso non troppo stimolante, se d'estate hai bighellonato e se al massimo hai fatto 13 km ma non ti ricordi nemmeno quando...allora la fine è inevitabile.
Al dodicesimo chilometro buio totale e, dall'allegro-andante-con brio, si passa all'imprecante-lento-con vena di tristezza.
Con mestizia annuncio un tempone di 1 h 57' 28'' alla mezza maratona di Portorecanati.
In mia difesa aggiungo solo che, nell'anno in cui ero in assoluto più impreparata, hanno decioso di allungarla un pelo...giusto quello che serviva per farne una mezza precisa.
Quest'anno quei soliti 700 metri in meno mi sarebbero stati di vero conforto.
giovedì 12 settembre 2013
Pubblicato da Cristina alle 08:15
M'è sparito un post.
L'avrò cancellato. Non so..
Aveva una bella foto delle montagne delle Grotte di Frasassi.
Narrava la grande impresa di quei 12 km corsi a 4'47''/km di media.
Del solito salame.
Di altre solite cose che non ricordo..
Annunciava la partecipazione al trofeo 5 torri di Osimo.
E ad Osimo ci sono andata.
Il percorso me lo ricordavo diverso, giusto quel che basta per fare una partenza spavalda e scriteriata, senza freni.
Convinzioni di chi corre e ricorre quasi sempre negli stessi posti.
Invece, la dolce discesa degli anni scorsi, quest'anno ce l'anno riproposta come lunga e noiosa salita.
Bello il bosco, il giardino della villa, ottima la compagnia...ma non finiva più.
La ripida salita degli anni passati ora è una discesa, ma troppo breve per recuperare e allora mi ritrovo di nuovo sull'asfalto troppo presto, ancora in affanno e con davanti gli ultimi 2 km che devono risalire in piazza.
Ci guardo al crono ogni tanto, per capire come va, ma lo sguardo si perde in mezzo ai numeri e di fare conti non se ne parla.
E poi qui c'è questa "galanteria" di far partire le donne 100 metri avanti agli uomini, quindi non posso fidarmi troppo dei cartelli.
La cruda verità è che non mi trovo troppo a mio agio con le tabelline del 7 e dell'8 e, in una gara di 10 chilometri, questi sono i numeri che mi servono per tirare le somme e capire come se vale la pena resistere o se ormai non c'è più modo di recuperare.
Nel dubbio però le due tipe davanti a me in salita le supero. Che lasciare qualcuno dietro è sempre una buona strategia, se la matematica non t'assiste.
Mi ritrovo a metà classifica e per effetti cabalistici di classifica eccomi sul palco: una pianta e baci e abbracci con politicame vario.
Premiata per l'ultimo posto della mia categoria, quella delle donne giovani...ma io sono la più vecchia di sicuro.
Adesso domenica...un suicidio la 21 km a Portorecanati?