Alla fine sono arrivate dalla Germania.
Giorni e giorni a spulciare la rete, a
comparare numeri e taglie.
Le volevo uguali, prima che si
estinguessero per sempre, prima che nuovi modelli più sgargianti e
spaziali le facessero scomparire.
Certo, avessi trovato quelle con i
fiorellini sul retro del tallone, avrei fatto la mia porca figura, ma
pare che ne siano rimasti solo due esemplari su tutta la faccia della
terra e purtroppo sono un 36.
Eccole che poi arrivano, pulite, nuove,
viola e bianche, in forma, odorano di gomma, precise, le altre
poverine, quelle vecchie, messe vicino, sembrano pantofole sformate
e masticate dal cane di famiglia, forse odorano anche un po' di
stallatico a farci attenzione...
Ovviamente non ho avuto il coraggio di
usarle subito, sono rimaste nella scatola per molti giorni,
continuavo a correre con le babbucce puzzolenti, anche alla corsa a
tappe “Tra ulivi e vigneti”. Avevo deciso di regalare
quest'ultima sudata alle vetuste Mizuno.
Prima tappa Montemaggiore: 13 km di
colline. Sarà l'idea che ormai le scarpe sono vecchie, ma quando
corro sento strani cigolii.
Seconda tappa Cartoceto (il giorno
dopo): 15 km di altrettante colline. Ciabatto alla grande.
Scalo di un paio di posti, verso il
basso, nella classifica di categoria. Torno a casa con una grande
pesantezza alle gambe.
Riporto a casa le povere vecchie
scarpe.
Le nuove ora sono fuori dalla scatola,
le ho usate, in un giorno caldissimo, con le gambe ancora provate,
perchè loro, a correre due giorni di fila si “stressano”, ma da
qualche parte dovevo pur iniziare.
Una fine non troppo esaltante per le
vecchie (che non ho ancora avuto il coraggio di buttare) ed un inizio
poco brioso per le nuove.
Settembre arriva e ci sarebbe tanto da
fare...