martedì 28 agosto 2012

Festina lente...ma sopratutto guarda dove vai


Avevo inciampato, vagando in rete, in un paesino, un minuscolo borgo (una chiesa, un bar “Dal Secco”, tre case ed un campo sportivo) che, rievocando i fasti di un archeologico passato da municipio romano, aveva deciso di festeggiare costruendo colonne con capitelli e timpani di cartongesso, organizzando gare di gladiatori e sfilate in costume.

Oltre a tutto questo, in fondo alla dettagliatissima pagina web, sotto la gara di ruzzola, ecco che leggo “gara campestre, 10 km, percorso sterrato poco impegnativo” e me ne innamoro subito.
Dovevo andarci da sola, perché i soliti compagni di corsa latitavano.
Invece domenica mattina mi presento ad Attiggio con la macchina piena di gente dell’Atletica Falconara ed al limite del sovraccarico.

Totale partecipanti alla corsa 25 individui, pochi ma variegati.
Ci siamo noi “corridori di città” arrivati dalla costa, un gruppetto compatto dell’Avis Fabriano, alcuni indigeni reduci dai festeggiamenti della sera prima ed un ragazzino che avrà avuto non più di 13 anni in trance agonistica, concentratissimo ed impegnato nel riscaldamento più lungo della storia del podismo amatoriale.
Sul cartellino che ci appuntiamo sulla maglia, oltre al posto per il timbro da mettere ai due punti di controllo, ci sono due numeri di cellulare per le emergenze: il ragazzo che guida l’ambulanza e, se la cosa è più grave, il prete.

Pronti partenza e via!
Il ragazzino, scaldato a dovere, scatta in avanti come una molla e aggredisce subito la salita, noi tutti ci mettiamo dietro, ognuno al proprio passo.
Io me la cavo, la salita è ripida, sotto il sole, ma vedo che stiamo prendendo la direzione del bosco e tengo duro.

Primo ristoro e punto di controllo, fine della salita, bevo abbondantemente e poi succede il fattaccio: ci ributtiamo nel bosco, ma troppo attenti a guardare in terra per non cadere sul sentiero ripido, non vediamo il segnale che indica la via ed in cinque, in momenti diversi, ci perdiamo nei boschi.

Ci ritroviamo tutti all’improvviso sull’asfalto che riporta giù in paese. Abbiamo seguito il sentiero sbagliato. Oltre a me ci sono due membri dell’equipaggio della mia macchina, una signora dell’Avis Fabriano che incrocio sempre alle gare, con cui stavolta colgo l’occasione per fare amicizia ed il giovanissimo che, partito in testa, ora sta in coda a tutti.

Segue un momento di sconforto, perché ci stavamo prendendo gusto, il posto meritava, il bosco era fresco ed il panorama bellissimo…ma abbiamo fatto la fine di Pollicino e siamo anche senza molliche di pane.

Alla fine facciamo l’unica cosa che andava fatta: con un po’ di pazienza si riprende il sentiero e, a testa bassa, si va a cercare quel maledetto segnale e, quando finalmente lo ritroviamo, si completa il percorso.

1 ore e 40 minuti d’allenamento in montagna che viene sempre buono per altre cose che ogni tanto mi compaiono nella testa, oltre ad aver di nuovo ripassato la solita lezione: bisogna stare svegli!!
E poi è inutile che corri veloce se poi le gambe vanno nella direzione sbagliata…

2 commenti:

Roberto L ha detto...

peccato, altrimenti altro prosciutto?

Cristina ha detto...

C'ha pensato quella santa donna di Concetta: è arrivata seconda e ha deciso di dividre in tre la sua lonza, uno per me ed uno per l'altra donna dispersa nei boschi..