A riprova che la testa ha il suo peso sulle gambe e che
l’importante è avere i giusti stimoli ecco come la minaccia del “ se ci metti
più di due ore, ti prendo a zampate” ha dato risultati inattesi.
Così ho tirato un sospiro di sollievo, quando, passando di
fianco al cartello del ventesimo km, l’orologio segnava 1h 50’ e mi son detta:
“Ce la farò a fare poco più di 1 km in meno di 10 minuti”.
L’occasionale compagno di corsa di quella domenica, mentre
spremeva le ultime energie dalle gambe, al suono delle quattro stagioni di
Vivaldi aveva esalato un “Speriamo di si” poco incoraggiante, ma ormai le mie
gambe, anche se provate, avevano intravisto l’arrivo in fondo al corso e, a
meno d’avvenimenti assolutamente nefasti ce l’avrei fatta a salvare le terga
dall’aggressione delle suole delle scarpe del crudele motivatore.
La mattina di domenica era arrivata presto, ad una serata di
sobrie libagioni (leggasi solo birre e niente ammazzacaffè) e di cibo gustoso
(una bella tagliata di manzo) erano seguite varie sveglie notturne per fare
pipì. Così mancavano quasi due ore alla partenza ed io ero già a Civitanova,
assolutamente impreparata per questi 21 km.
Alla partenza percepivo una certa tensione, un misto di
funesta attesa per due ora di fatica e di timore per la minacciosa promessa,
così ho deciso che, se volevo salvare le chiappe, dovevo farlo subito, già
dall’inizio, senza fare una partenza al risparmio e sperare in un arrivo
pimpante ed in progressione, non è stato mai il mio stile.
Ma non potevo nemmeno suicidarmi esplodendo tutte le polveri
entro i primi tre km…
Decisione difficile e mentre ci pensavo, ero già nel mezzo
del mucchio che scalciava per partire.
E alla fine cosa ho fatto?
Ho fatto quello che faccio sempre: ho messo in moto le
gambe, ho lasciato che scegliessero loro, portandosi dietro la testa ed i suoi
complicati algoritmi sulla velocità ed i tempi finali conseguenti.
Fino al decimo i neuroni erano addirittura in grado di
calcolare la velocità di crociera, mentre intrattenevo una cordiale
conversazione con i vicini di corsa.
Dal quindicesimo in poi, sotto un forte vento che spazzava
il lungomare portandoci addosso acqua salmastra e salsedine, è calato un
faticoso silenzio e nessuno ha aperto bocca, fino alla visione del ventesimo
chilometro, quando ho capito che portavo a casa le chiappe sane e salve…anche
se solo per 3 minuti…