Gubbio domenica mattina, parcheggio di un qualunque centro
commerciale, ore 7:40.
Una manciata di scout in gonnapantalone di velluto a coste
larghe, di poco sopra le ginocchia, radunati per andare a fare le loro cose.
Una comitiva di pensionati che sciamano intorno a due
autobus, indecisi sul salire perché anche a settant’anni si ha il diritto di
scegliersi il proprio vicino di posto sul pullman della gita.
E poi Cristina e Giovanni: a cento km da casa, curvi sotto
il vento e l’aria molto frizzante, in attesa di capire se hanno sbagliato
posto, giorno ed orario, perché li dovrebbe esserci la partenza della
CorriGubbio.
Siamo in anticipo scandaloso, assonnati ed infreddoliti,
senza un bar aperto nelle vicinanze dove trovare un po’ di tepore e l’ennesimo
caffè.
Quando il parcheggio si è svuotato degli eredi di Baden
Pawell e degli amici di Nonno Libero, sotto i piedi ci spuntano un timido
tappeto rosso e due transenne, quindi forse siamo nel posto giusto, peccato che
potevamo risparmiarci la sveglia alle 6.
Anche se siamo lontano da casa, qualcuno dell’Atletica
Falconara lo trovi sempre. Quindi si ricompone la fortunata coppia della
Vallesinamarthon: Cristina (in completo azzurro-Angelini) e Franco (in canotta
vinaccia-Falconara), si affianca un Giovanni all’arrembaggio dei 21 km.
Ho deciso per un abbigliamento spregiudicato: solo la
canottiera e fa un freddo infernale, se corro riesco a gestirlo, ma mentre
aspetto che ci diano il via m’incuneo tra i podisti, scegliendo quelli più
grossi e massicci, perché ti riparano dal vento e magari emanano un po’ di
calore, non solo olezzo di sudore e creme riscaldanti.
Partenza allegra, dopo un primo km lento per sbrogliare la
matassa dello start: Giovanni ad un certo punto sentenzia: 4’45’’/km. Bisogna
rallentare assolutamente altrimenti il botto è assicurato.
Ecco allora un confortante, ma onorevole 5’10’’/km, lo
stesso passo di Jesi.
Anche la gara sembra la stessa: stessa giornata di sole,
stesso percorso extraurbano di campagna vagamente pianeggiante, stesso vento
bastardo e contrario.
E come a Jesi leggero cedimento negli ultimi due km.
Fermo il tempo ad 1h 50’26’’: tempro il fisico sotto la
doccia gelata, scappo verso casa dove mi aspetta un piatto bollente di
cappelletti in brodo per evitare la polmonite.
E dopo la terza domenica di fila a fare mezzemaratone, devo trovare
qualcosa di adeguato per domenica prossima, perché…perché c’è un motivo…