Dopo tre anni di pioggia, vento, nebbia e freddo siderale, quest’anno, finalmente a Forca di Presta s’è visto il sole. Non che non fosse freddo e che, come al solito, il prato intorno al rifugio di partenza non fosse spazzato da un vento molto forte, ma almeno quest’anno ho visto, correndo, la piana di Castelluccio a strapiombo sotto i miei piedi.
Grazie al sole ho finalmente capito, dopo due anni, che i rifugi attraverso cui si passa sono solo due, mentre, vista la totale mancanza di visibilità delle edizioni precedenti, ero convinta che fossero tre. Quest’anno passando davanti a quello che credevo il terzo rifugio ho avuto l’illuminazione: che esistano due rifugi uguali sul Vettore, con gli stessi volontari a distribuire the, biscotti e spicchi di arance, con le stesse macchine della protezione civile…è praticamente impossibile, sta vedere che è lo stesso….
Eppure le premesse non erano buone. Prelevato Danilo (MiticoJane) al casello di Ancona sud, dopo un’ora e mezza di strada, ci stavano infilando in una densa e grossa nuvola nera incastrata sulle cime dei Sibillini.
Intorno al rifugio c’è un bel formicolare di cappelli con la piuma che montano le loro tende, di atleti variopinti che con le braccia conserte cercano di scaldarsi e di sbrogliare la fila per il ritiro dei pettorali.
Poi finalmente si parte e ad occhio mi sembra che siamo più dell’anno scorso, il vento fortissimo ha spazzato il cielo, il sole illumina una lunga fila di piccoli uomini che corrono in fila indiana sul sentiero che percorre il profilo della montagna.
La prima parte del sentiero è quella che patisco di più, perché siamo tutti ammassati e bisogna stare attenti a tutto: al sentiero stretto, in leggera pendenza, alle buche nascoste dall’erba, a non guardare di lato perché lo strapiombo sotto è ipnotico e, soffrendo vagamente di vertigini, per me è attraente come una calamita.
Finisce finalmente questo pezzo, posso tirare su la testa e godere del panorama, corro come posso, quando la salita è troppo dura cammino, sono ottimisticamente proiettata a limare, anche se di pochissimo, il tempo degli anni passati.
Poi arriva la crisi, quando non te lo aspetti, quando è rimasto da fare il pezzo più largo, meno impegnativo: gli ultimi due chilometri, quelli lungo una specie di ciclabile di montagna, quelli in cui incroci i passeggiatori che ti dicono che manca poco, quelli in cui, per colpa del sole che c’è quest’anno lo vedi quel maledetto rifugio in cui devi arrivare che sembra che si allontani, quelli in cui ti sorpassano tutti, anche quelle tre donne che ti sembrava di aver sorpassato una volta per tutte.
Tempo finale come l’anno scorso, 2h 11’ e un po’, ma con un arrivo sofferto che non mi aspettavo.
Ma ho trovato il modo di dimenticare tutto: con vino bianco aspro, rosso amabile, salsiccia di cinghiale al peperoncino, pane con sale e olio di Spelonca, gentilmente offerti dagli alpini di un qualche posto in provincia di Ascoli Piceno.
Ho trovato conforto nel riso alla Panissa degli alpini di Vercelli e in un bicchiere di barbera d’Asti.
Ma soprattutto nel sorriso paonazzo dell’alpino che pochi metri dopo l’arrivo, distribuiva the caldo e che tutti gli anni che arrivo è sempre lì e mi fa: “Eccola è arrivata finalmente!” neanche avessi fatto tutte le 38 edizioni di questa bella corsa…
N.B. la foto l'ho rubata dall'albun fotografico del Mitico che ringrazio per la compagnia.
3 commenti:
Ciao Cristina, grazie della compagnia assieme a Giovanni, se lo senti chiedigli x favore quanto D+ c'era, al prox anno, mi è piaciuta
Se torna sano e salvo dalla Grecia glielo chiedo.
Ci rivediamo presto, spero...di sicuro a Sasso Simone e Simoncello
Il 1 luglio c'è una garetta a Gradara circa 9 km di sera, molto carica poi è in concomitanza alla NOTTE ROSA è un'occasioen da non perdere, pensaci
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