Tutto perfetto a Barchi sabato sera.
Giornata luminosa, calda ma ventosa, prima di partire c’era uscita anche una giornata al mare e un microriposino prima di prendere l’autostrada.
Con la preiscrizione mandata per fax abbiamo evitato la coda e la solita polemica con un giudice un po’ noioso, un precisino logorroico che infesta le gare del circuito “CorrerexCorrere” della UISP.
La forma è quella che è in questo periodo: scarsa come gli allenamenti, ma le sensazioni sono abbastanza buone, è pure rientrato un fastidioso dolore al collo del piede che era esploso senza apparente motivo (accidenti alle scarpe allacciate fino all’ultimo buco…).
Pregara a bere caffè, guardare le gare dei bambini che si affannano incitati dai genitori.
I più piccoli quando corrono si protendono in avanti più che possono, allungano il collo, non respirano, un giro da cinquecento metri magari lo fanno in apnea, camminano quando scoppiano ma rimettendosi a correre se qualcuno li sta sorpassando, fosse anche una bella bambina bionda che ha la metà dei loro anni.
Gli adulti di solito una bella bambina bionda la lasciano passare e si fanno portare al traguardo, poi magari si tolgono la soddisfazione di dare un’accelerata negli ultimi cinque metri per scalare una posizione in classifica.
I bambini, quando poi vengono premiati sul palco, tengono la coppa in alto sulla testa, come i più navigati e consumati piloti di MotoGP.
Noi adulti, invece partiamo alle 21:15 e ci sono due scuole di pensiero: quelli che partono a tutta perché ci sono due chilometri di discesa e sperano che il botto, al ritorno in salita, non sia troppo grosso e quelli che partono cauti perché poi c’è la salita e da tanta soddisfazione sorpassare quelli scoppiati.
Io lascio fare alle gambe: vi va di andare in discesa?? Fate pure.
Poi c’è la salita. Rallentate? Va bene così.
La fatica è tanta per tornare all’arrivo però è bello correre con di fianco un tramonto infuocato sopra le colline, un tramonto che dura lo spazio di un chilometro, per il chilometro finale invece mi aspetta solo il buio, circondata dalle lucciole e con il respiro in affanno che diventa un rumore assordante nel silenzio della campagna.
1h 04’..e arrivo anche io, due minuti sopra il mio record sul percorso…ma non è tanto questo che mi ha lasciato l’amaro in bocca, non è questo che è andato storto.
C'è stato un unico grosso disguido alla Caccia alla rana...la birra era calda!!! Dopo quasi 12 chilometri di sudore, mi merito una birra gelata, talmente fredda da far venire il mal di testa!!
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