Chiaravalle, domenica primo maggio, corsa di circa 10 km organizzata dall’Avis, affluenza come sempre straordinaria nonostante minacci pioggia, perché il salame per il podista è come la carota per l’asino..
Due sono le cose un po’ complicate alla corsa dell’Avis a Chiaravalle: la partenza in cui bisogna schivare la banda musicale, le majorettes, le signore a spasso con il maglioncino sulle spalle e la tuta d’acetato, i rispettivi mariti con l’ombrello al braccio e cappellino in testa.
Poi c’è il dopo gara, il ritiro del sospirato salame, con la solita coda all’italiana, a grappolo con inserti laterali.
Nel mezzo la corsa.
Io seguo un passo ipnotico, un movimento oscillante e saltellante al tempo stesso, gli arti che procedono quasi paralleli, un punto di domanda in cima che si muove alla cadenza della corsa.
Ce l’ho sempre a fianco del polpaccio, oppure sulla punte delle scarpe se per caso affretta un po’ il passo.
Davanti ad ogni cancello, ad ogni casolare che passiamo lo vedo che vorrebbe buttarsi nella mischia dei cani da pagliaio e rispondere all’abbaio dei suoi simili, ma il suo padrone lo sprona a tenere il passo e a non distrarsi: lui, anzi dovrebbe essere una lei, è una specie di lassie con un folto pelo tendente allo scuro.
Sull’ultimo cavalcavia il suo quattro per quattro ha la meglio sulle mie due gambe stanche.
A Chiaravalle, domenica, m’è arrivato davanti anche il cane.
Fortificata dall’esperienza in settimana mi sono esibita in 10 km-zona industriale (deprimente) e 14 km-collinari (ossigenanti e panoramici).
Per il weekend lungi da me andare a farmi 21 km a Giulianova, ho buttato lì un esca a Giovanni per sabato pomeriggio (su suggerimento di Franco, saggio podista dell’atletica Falconara): marcialonga della solidarietà a San Claudio di Corridonia.
Ma come al solito niente è stato deciso.
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