Drin…primo squillo a vuoto.
Drin…secondo squillo e nessuna risposta.
Drin…terzo squillo e ancora niente.
Drin…quarto squillo..eco muto..
Drin…e siamo a cinque.
Sbatto il piedino sul marciapiede sotto casa di Giovanni, scandisco i secondi che passano, mentre piove e mi chiedo perché fossi convinta che doveva essere una mattina di sole.
A metà del sesto squillo l’invito a salire, quindi arrendiamoci all’evidenza: Giovanni non ha sentito alla sveglia.
Il tempo di fare due rampe di scale e apro la porta: è già infilato nella tuta, mi chiedo se ci abbia dormito o se sotto abbia il pigiama, non faccio nemmeno il tempo ad poggiare le chiappe sul divano e siamo al bar, mastichiamo un caffè e Giovanni beve una brioche.
“Andiamo, ma se piove io non parto” bene questo è lo spirito giusto.
Rispettiamo l’appuntamento con il terzo compagno di squadra, lo carichiamo al volo e buttiamo il muso della macchina verso Trodica di Morrovalle.
Vento e freddo, ma almeno non piove, però penso perplessa alla maglia di maniche corte che, fiduciosa, mi sono messa…ok proviamo a spogliarci e vediamo come va.
Non va: sulle gambe la situazione è gestibile, ma sulle braccia no, sembro un incrocio tra un istrice idrofobo e un vecchio gallo da combattimento spennato.
Ho il tragico ricordo di una maglia grigia a maniche lunghe tolta dal borsone la sera prima perché “tanto non serve”.
Dal fondo nero della borsa però distinguo una maglia stropicciata, abbandonata lì chissà da quando, forse neanche tanto pulita, ma almeno a maniche lunghe: la sorte mi assiste.
Sistemate le braccia, ora tocca alle gambe fare il loro dovere.
E le gambe partono a palla: i primi 4 chilometri a poco meno di 5’/km, nonostante un paio di salite, ma soprattutto grazie ad un paio di discese.
A quinto chilometro iniziano a dare segni di affaticamento e a protestare: così è troppo veloce, non si può andare avanti in questo modo, poi credevamo che erano 10 km, invece quest’anno il percorso l’hanno cambiato e sono 11…insomma le solite storie.
Gestisco l’emergenza e imposto una velocità di crociera più adatta alla mia personalità podistica e perdo un po’ di posizioni.
Ma l’ultimo sorpasso non posso subirlo senza rilanciare, mancano poco più di cento metri all’arrivo: scanniamoci con rispetto e difendiamo questo misero piazzamento!
…alla fine ho vinto io!
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