lunedì 28 marzo 2011

17° Giro del faro - Pesaro

L’oroscopo ieri mattina consigliava “esercizi di respirazione all’aria aperta”.

Eseguo alla lettera: fiatone sui tornanti che dalla Baia Flaminia di Pesaro salgono su al faro.

Non posso fare confronti con la mia gara dell’anno scorso quando il percorso era stato leggermente cambiato (credo fosse più corto), quello che so è che, anche questa volta, mi sono divertita, ho faticato sudato e la gara merita di essere corsa.

Certo, fossi un po’ meno tartaruga, magari mi divertirei un pelo di più….

Sbrogliata una piccola matassa al momento del ritiro dei pettorali, nel senso che siamo iscritti ma i nostri pettorali non si trovano, passo al secondo problema: fare pipì.

Osservo zampettando i flussi migratori dei podisti che si scaldano e guardo dove vanno, a parte qualcuno che veramente la fa dovunque, quasi sulle ruote delle macchine come un vecchio segugio con la prostata, la maggior parte è alla ricerca di qualcosa di più appartato.

Basta osservare e si capisce dove la massa podistica ha deciso di andare ad irrigare, qualcuno anche a concimare…

Risolto il problema idraulico è già ora di andare a farsi punzonare, qualche saluto a destra e a sinistra, un paio di barzellette (una nuova e una vecchia) di Franco dell’Atletica Falconara e BUM!! Partiti.

Siamo in tanti, formiamo un bel serpentone compatto che riempie il centro storico della città, poi, appena inizia la salita ci ricombattiamo in una sottile fila indiana discontinua.

Non si ride e non si scherza più, perché la salita è tanta e lunga.

Quando finalmente s’imbocca la strada in mezzo ai campi in discesa, tiriamo tutti un bel sospiro di sollievo, io stranamente, oggi ho meno paura e freno meno del solito.

Al ritorno in pianura sono stanchissima, non vedo l’ora di arrivare, peccato che per arrivare al traguardo manca un giretto meno panoramico delle strade del quartiere con qualche altra piccola salita.

Ecco il traguardo, la fine, dopo 1 ora e 27 minuti, Giovanni è lì che si riposa, ci cambiamo con tutta la calma del mondo e con la stessa calma si ritorna a casa.

Da rifare…anche perché io il faro non l’ho visto nemmeno quest’anno!

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