martedì 10 ottobre 2006

...to be continued

Cosa fai se a fine agosto, mentre corri, ti accorgi che non hai più il fiato corto, che sei arrivata in c**o al mondo e senti che ce la fai di sicuro a tornare?
Pensi: e adesso? Mi accontento?
Una voce (di sicuro un matto) intanto inizia a dire che per la prossima stagione ci iscriveremo con una società e faremo delle gare; quindi bisogna mantenere un pò di allemanento, ma come si fa?
Mumble mumble...
Nel frattempo continuo a correre, mentre quella voce continua a dire che, se non mi decido, alla fine non farò niente.
Ma ancora non fa freddo e fuori sto bene, tergiverso e temporeggio ancora un paio di mesi, non avendo una grande confidenza con le palestre, poi per dicembre mi sono trovata un corso in piscina che mi piace e sto in ammollo per alcuni mesi, consumando i miei ingressi.
Aprile e ancora 'sta primavera non arriva.
Quando ricomincio a correre sembra che mi ricordi come si fa e ritorno a gironzolare qua e là piano piano.
Il solito matto insiste con la società e le gare, intanto corro, già ricominciare è stato faticoso: l'agonismo è un'impresa!
Invece un pomeriggio mi ritrovo a fare la visita da un medico sportivo e già ho l'elenco delle gare da fare: il matto non era matto del tutto.
Ma già c'avevo messo del mio: una gara l'avevo trovata e fatta da sola; non potevo non andarci, l'avevano organizzata lungo uno dei percorsi in cui corro di solito.
Così domenica 7 maggio verso le 8 mi presento al Parco Belvedere di Posatora, sbircio quello che fanno gli atri, pago la quota di iscrizione alla mia gara non competitiva di 9 km (dopo consulto telefonico con il mio "assistente sportivo" che mi ha fatto scartare la passeggiata ecologica di 4 km), guardo dove si va a ritirare il premio di partecipazione e alle 9 si parte.
Parto piano ed in fondo, perchè non si sa mai quanto possono essere lunghi 9 chilometri.
Mi sorpassa un sacco di gente che non solo è velocissima, ma che poco dopo mi sfreccia accanto in direzione contraria: già questi arrivano e io non so nemmeno a che punto sto, sinceramente speravo meglio.
Al punto di ristoro scopro che molti girano e tornano indietro, sull'asfalto c'è segnato il quarto chilometro, è evidente che non facciamo la stessa gara; devo proseguire, svolto seguendo una freccia e mi ritrovo davanti una bella salita che avrò fatto cento volte, mi sento meglio, mentre quelli intorno a me preferiscono camminare ne sorpasso un pò.
Bevo un bicchiere di the all'arrivo e me ne torno a casa con un pacco di fusilli e una bottiglia di spumante, pensando che magari, se trovo un'altra corsa come questa, ci vado.
E altre corse più o meno uguali ne ho trovate in seguito...

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