martedì 15 maggio 2012

Primavera fabrianese



A Fabriano, per quel che mi riguarda, alla fine ha vinto il panino al salame con un netto 3 a 1 ai danni del panino con la lonza, buono pure lui, però meno sfizioso, a mio parere.
Onesta la lattina di birra pseudoSpaten, quasi fresca. Il panino con la frittata non ho avuto modo di assaggiarlo.

Ma la Primavera fabrianese di domenica scorsa è stato anche tanto altro.

Innanzitutto sono stati 22 km con un dislivello di un migliaio di metri, per tutti, sia per chi l’ha presa da podista, chi l’ha fatta da escursionista, chi con i figli nello zaino, chi con le Converse ai piedi, chi con gli scarponi e le racchette, chi con il cane….

Nei miei 22 km ho avuto le mie fasi.
C’è stata la solita fase di sconforto davanti al muro verde che porta in vetta, dove tante formichine colorate si stavano già arrampicando, poi c’è stata l’estasi della corsa sul prato in quota, pieno di profumatissime orchidee selvatiche e di narcisi, immersa nel silenzio di una nebbia un po’ inopportuna.
Poi è stato il momento del terrore puro nei km in discesa a strapiombo verso l’eremo, dove le gambe mi tremavano per lo sforzo di frenare e perché tutto, sotto la suola delle scarpe, mi sembrava che franasse. Passata la paura, nella seconda metà del percorso, è stato il momento di ritrovare il coraggio, rimettere in riga le gambe e, grazie all’ennesima salita, recuperare buona parte degli spavaldi che in discesa mi avevano superato saltellando come stambecchi.

Arrivo in tre ore, mezz’ora meglio dell’anno scorso.
Non è questione d’allenamento, basta non perdersi…


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