Ore 9:20 di domenica: parte la maratona d’Italia ed io sto lì in mezzo; anzi no…sto praticamente davanti.
Sì, perché tutti i pettorali rosa (me compresa) partono dalla prima griglia: quindi davanti ho una mandria di ETILOPI, magri ed infreddoliti all’inverosimile, hanno la faccia di non sapere assolutamente dove si trovano, dietro invece orde di bufali che ingrossano le transenne e che scalpitano, pronti a calpestarmi.
Giovanni l’ho dovuto lasciare in fondo, tra i pettorali neri, ci siamo dati un elenco di almeno 5/6 posti e orari diversi per ritrovarci alla fine: se dovessimo mancarli tutti, ci vedremo (speriamo) sull’ultimo autobus utile per tornare in albergo.
La mia strategia è semplice: fino alla mezza si fa tutta una tirata, avanti senza pensarci, per poi puntare ai trenta con un po’ di parsimonia, affrontare quello che rimane a blocchi di 5 km.
Trovo un passo, mi sembra che potrei correrci per sempre e per ora mi viene spontaneo, tanto da parlare con quelli che ho intorno, lo tengo, anche se lo so che è troppo veloce e che non potrà durare fino alla fine.
Chiacchierando si è formato un gruppetto: una simpatica e coriacea signora bergamasca, un indigeno che conosce ogni incrocio, ma devono avergli cambiato il percorso perché ogni tanto non sa dov’è, uno che sta sempre in seconda fila, non l’ho mai visto in faccia, sento solo la sua voce che a ogni chilometro vuole sapere la velocità, più altri compagni più o meno occasionali.
Verso il decimo chilometro mi confessano che mi stanno seguendo, che stanno dietro al mio passo che fino a qui è stato sempre di poco sopra i 5’/km…
Ora capisco perché la voce in seconda fila vuole essere aggiornato continuamente sulla velocità, perché la signora dice che se arriva fino alla fine così mi da un bacio… chi glielo dice che sono saliti sul Titanic? Spero che si siano portati il salvagente…
Arriviamo compatti alla mezza: 1h 48’…uno dei miei migliori risultati per una ventuno chilometri, ma questa è una maratona, quindi sono ufficialmente un’incosciente.
Km 25: primo rifornimento lungo, bevo e mangio con calma un po’ di frutta (un gel per la verità l’avevo provato poco prima della mezza, ma proprio non mi piacciono), il gruppo s’è diviso, passata la metà della gara ognuno ha deciso di prendere la sua strada.
Purtoppo poco prima del trentesimo riaggancio la signora: ha male ad una coscia, corre ma a fatica.
Km 30: un po’ invidio la grinta con cui affrettano il passo quelli che si fermeranno a questo traguardo, anche se non ne hanno più, a loro sono rimasti pochi metri. Io invece mi dedico meticolosamente al ristoro: uno spicchio d’arancia, due di mela e una bottiglia d’acqua, cammino e mando giù con calma.
Riparto per la prossima cinquina: sono molti quelli che ormai camminano.
Al ristoro dei 35, mentre sono indecisa se prendere una bottiglia di te o di acqua, scegliendo alla fine di non privarmi di nessuna delle due, il mio compagno di corsa di quella frazione se ne esce con una grande esclamazione: mancano 7 km.
Non avendo altro da fare oltre a correre, cosa a cui pensano le gambe, impegno i neuroni in qualche operazione: sono 3 h 10’ che corro, poi se 7 per 6 fa 42 e se mi impegno un po’ magari ci metto meno di Salsomaggiore.
Se poi faccio 35 più 5 arrivo a 40…e mica mi fermerò a due chilometri dall’arrivo.
Km 38: riaggancio uno dei ciucciasuole che aveva preso il volo dopo la mezza, ovviamente si riappiccica.
Km 40: ultimo ristoro, banchetto anche qui, riparto e guardo l’orologio. Ho quasi 15 minuti per fare due chilometri e stare sotto le quattro ore.
Ultima curva e sprint finale per affrontare una piazza piena di gente: 3h 55’ 30’’
Purtoppo incontro Giovanni dove non volevo: già docciato da un pezzo perché un ginocchio traditore l’ha bloccato a metà gara….
martedì 12 ottobre 2010
Carpi 10/10/10
Pubblicato da Cristina alle 01:37
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4 commenti:
Piacere d'averti conosciuto!
Complimenti !
Hey quando si cita una battuta si cita anche l'autore, se no è plagio! .. ;-)
Sono saliti sul Titanic! Ciucciasuole!
Sto ancora a ride!!!
Complimenti bel racconto e ottima gara! ;)
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