giovedì 2 luglio 2009

il Passetto di Ancona

La piatta monotonia della costa adriatica è bruscamente interrotta all'altezza del gomito di Ancona da uno spettacoloso scenario di dirupi, anfrattuosità, caverne, scogli ciclopici, insenature deserte e silenziose. Non profanato dalla mano dell'uomo, il suggestivo paesaggio è rimasto come al momento della Creazione, miracolosamente intatto. Per una quindicina di chilometri si susseguono angoli selvaggi, maestosi orridi, dove la natura, quasi fosse uscita in quel momento da un cataclisma, sembra essersi apportata dalla società in sdegnosa e austera segregazione. L'assenza dell'uomo o di organizzazioni speculative - che spesso deturpano l'eloquente bellezza naturale - dà a questo tratto di costa un aspetto di rara bellezza turistica, davanti alla quale il visitatore resta sbigottito e scosso da profonde meditazioni. Fra tante bellezze è il Passetto. Il maestoso giardino pensile, sospeso sul mare, è sistemato fra strapiombi paurosamente precipitanti sulla spiaggia. Tutta la nostra penisola è un trionfo di colori, ma qui la tavolozza offre tinte più smaglianti, più pure. Il mare è diverso dagli altri e, non a torto, gli anconetani lo chiamano "de nuialtri". Da questo naturale terrazzo, dove sorge immacolato il Monumento dei Caduti, che visto dal mare sembra per il suo candore, un invito a non far guerre, si scendeva agli scogli solo per due maestose gradinate. Arrivati in basso, dopo pochi passi s'incontrano - forse unica caratteristica di tutta la costa adriatica - le grotte. Sono piccole gallerie cieche, scavate nel tufo dai pescatori, ai piedi delle Rupi di Gallina, altro strapiombo da vertigini, sulla cui vetta l'arditezza dell'uomo ha costruito palazzi e ville, che, guardate dal basso, danno il brivido come la vista dell'acrobata sul trapezio, quando sta per lanciarsi nel vuoto per i doppio salto mortale. L'umile gente di mare ha lavorato nelle Grotte come talpe a scavare e picconare e avrà camminato all'indietro come gamberi per portar fuori il materiale sgretolato. Una fatica da schiavi. Tutto il materiale occorrente - ferro, legname, calce, cemento, mattoni - è stato portato giù a spalla, per un sentiero, dove un piede messo in fallo fa volare dritti al creatore. Queste costruzioni sono un monumento della tenace e taciturna laboriosità dell'anconetano, capace di strappare coi denti un chiodo da una tavola per conservarlo, uomo duro come il guscio di una cozza, ma dentro tenero come la polpa di un tartufo di mare. Qualche grotta è secolare, altre meno vecchie, alcune recenti. Come sia nata la prima è facile immaginare. Un pescatore, colto da improvvisa burrasca, per salvarsi si buttò fra gli scogli della Seggiola del Papa. Infilò la barca dentro una fenditura della roccia e, trovato sicuro il rifugio, lo approfondì col piccone, l'allargò, fece la volta e lo chiuse col lucchetto come fosse casa sua. Nacque così una proprietà privata, secondo la preistorica legge del primo occupante. Accanto a questa altre ne sorsero, l'una vicina all'altra, in fila come le finestre di un gran palazzo. Ma, forse, le grotte hanno origine più remota, servirono all'epoca della pirateria, quale asilo per sfuggire ai rapaci corsari provenienti dal mare. Indubbiamente le grotte offrono sicurezza e al tempo dei bombardamenti alleati la popolazione vi si rifugiava per ripararsi dalle grandinate degli aerei. Tanta era la sicurezza, che un tempo i contrabbandieri, quando l'accesso a piedi era difficile, le avevano trasformate in magazzini per le mercanzie clandestinamente ricevute dal mare e vendute poi sottobanco. e il commercio era fiorente.

3 commenti:

ciro foster ha detto...

BELLISSIMO! Mi piacerebbe fare una nuotata in queste acque cristalline!

Furio ha detto...

..eppur ci devo tornare in zona Conero.. eccome se ci devo tornare!

fabiodelpia' ha detto...

ragazzi quando passate fatemi sapere, sarà un piacere conoscervi!