mercoledì 24 ottobre 2012

Una faccia una razza


Mi hanno sempre colpito le espressioni e le facce di quelli che corrono.
C’è quello che prima della partenza è normale, una faccia qualunque, banale. Lo incroci durante la corsa e ha subito una mutazione.
La mutazione può essere di due tipi: c’è chi si trasforma in una maschera di dolore e chi diventa un essere demoniaco.

La maschera di dolore ha la testa ed il collo tirati in avanti come una tartaruga, ha gli occhi stretti e la bocca serrata in un ghigno sofferto. Sembra che qualcuno lo stia pungolando sulle chiappe con un forcone.
Stringe i pugni e non respira: geme!

Il demone invece corre a bocca spalancata, a tal punto che le guance s’infossano, l’ovale del viso si allunga, gli occhi sono aperti a palla e, per evitare variazioni e turbolenze nell’assetto aerodinamico, non chiude nemmeno le palpebre.

Di solito il demone è più veloce della maschera di dolore.

Poi ci sono le maschere di cera: visi bloccati ed immobili, sguardo fisso in avanti, dietro non c’è niente, hanno azzerato le attività neurologiche, tutti i sensi sono bloccati.
Se gli urli un incitamento non ti sentono, se gli passi davanti non ti vedono nemmeno se alzi la maglietta e gli fai vedere le tette. Non parlano, non hanno più un nome, solo un numero identificativo: il pettorale di gara.

Io sono una faccia parlante: corro e chiacchiero. E come me ce ne sono tanti.

Anche domenica a Filottrano, al trofeo Extra, tutta questa varietà umana si è ritrovata per 13 km scarsi di corsa collinare, in mezzo alla nebbia.

Io nel mezzo, nonostante una partenza sconsiderata e troppo veloce, porto a casa una rotonda media del 5’/km ed una gustosa lonza!

Nessun commento: